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Sotto stress la “partnership strategica” tra Giappone e Bangladesh

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dopo l’attentato di dacca

Sotto stress la “partnership strategica” tra Giappone e Bangladesh

TOKYO - Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha definito come un «imperdonabile atto di terrore» l'attacco islamista a Dacca che ha causato, tra gli altri, l'uccisione di cinque uomini e due donne giapponesi, e ha promesso di rafforzare il contributo del Giappone nella lotta internazionale per sradicare il terrorismo. Ma comincia ad affiorare il dubbio che Tokyo potrebbe finire per ridimensionare o dilazionare il suo impegno verso una profonda collaborazione allo sviluppo del Bangladesh, che di recente ha avuto un salto di qualità fino a essere definita “partnership strategica” , per ragioni sia economiche (forte potenziale di crescita del Paese emergente) sia politiche (bilanciamento dell'influenza cinese). Più in generale, un Paese il cui Pil è salito di oltre il 6% per cinque anni consecutivi rischia un rallentamento se gli attacchi terroristici avranno la conseguenza di frenare gli investimenti stranieri e gli stessi progetti di aiuti internazionali allo sviluppo.

Due giorni prima, il più grande prestito. Proprio due giorni prima dell'assalto all'Holey Artisan Bakery si era tenuta la cerimonia ufficiale per il 37esimo “Oda Loan Package” che rappresenta il maggior accordo di prestiti mai erogato dal Giappone a Dacca, celebrato come una pietra miliare per dare impeto all'obiettivo del Paese di diventare un “middle income Country”. L'intesa sblocca una prima tranche da 173.538 miliardi di yen (1,5 miliardi di dollari) in prestiti agevolati al tasso dello 0,01%, con un ripagamento previsto in 40 anni, che porta il totale degli aiuti di Tokyo nel periodo 2014-2016 a 426,8 miliardi di yen. I fondi andranno a sei megaprogetti riguardanti trasporti, energia e disaster management.

“Partnership strategica” - Le relazioni bilaterali avevano avuto una svolta nel 2014, con la visita di Abe a Dacca in cui aveva promesso prestiti per un totale di 5 miliardi di dollari nel quadro di una “Japan-Bangladesh Comprehensive Partnership”. La premier Sheikh Hasina, che già due anni fa aveva restituito la visita e Abe l'ha invitata quest'anno al vertice G7 di Ise-Shima per la sessione “outreach” con alcuni Paesi emergenti. Un invito che aveva dimostrato l'interesse strategico del Giappone verso un Paese che ha una delle economie a più rapida espansione nel mondo (con un Pil atteso in rialzo di oltre il 7% quest'anno) e che Goldman Sachs ha inserito nell'elenco dei “Next 11”, le nuove potenze economiche emergenti del XXI secolo. L'anno scorso la Banca Mondiale ha già trasferito il Bangladesh dalla categoria “low income” a quella delle nazioni “middle income”. È un chiaro interesse di Tokyo (e degli Usa), inoltre, quello di bilanciare l'influenza a Dacca della Cina, che è il maggiore partner commerciale e il suo più grande fornitore di attrezzature militari.

I familiari delle vittime a Dacca. Con l’aereo di Stato Japan Air Force One, 18 familiari delle sette vittime (e del giapponese sopravvissuto con ferite di arma da fuoco) sono giunti domenica sera a Dacca, accompagnati da funzionari governativi e della Japan International Cooperation Agency, che coordina i progetti di sviluppo sui quali i giapponesi uccisi lavoravano. Sono stati portati nell'ospedale dove i corpi ( che saranno riportati in patria dallo stesso aereo) sono tenuti in attesa del completamento delle procedure amministrative e giudiziarie.

È chiaro che ora si teme per i 909 residenti giapponesi in Bangladesh, il cui numero pare destinato a scendere parecchio. L'avvisaglia della situazione di pericolo era arrivata nell'ottobre scorso, con l’uccisione nel nord del Paese di Kunio Hoshi, che lavorava nel settore dell'agricoltura. Le sette vittime dell'attacco a Dacca hanno evidenziato di riflesso come il Giappone sia in prima linea negli aiuti allo sviluppo, specialmente in Asia. Il presidente della JICA, Shinichi Kataoka, ha comunque dichiarato che la sua agenzia rafforzerà le misure di sicurezza e continuerà a contribuire allo sviluppo del Bangladesh.

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