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Per la casa a Londra svalutazioni limitate

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Per la casa a Londra
svalutazioni limitate

  • –Mauro Del Corno

Sterlina in calo, quotazioni in discesa nel dopo Brexit, la sicurezza del mattone in un periodo di forte incertezza. Investire nell’immobiliare londinese potrebbe sembrare la perfetta quadratura del cerchio. Fondi immobiliari focalizzati su investimenti in Gran Bretagna come quelli di M&G investments, Henderson o Aberdeen negli ultimi giorni hanno svalutato il valore dei loro asset tra il 4 e il 5%. I contraccolpi dell’uscita dall’Unione europea si sono fatti sentire anche sulle quotazioni di grandi investment trust specializzati nel mattone britannico (si veda il grafico). Capire quelle che sono le prospettive del mercato però non è semplice e prima di fare qualsiasi mossa è sempre consigliabile ascoltare chi il settore lo conosce bene.

Secondo Paolo Imbrauglio che vive e lavora a Londra da quasi vent’anni ed è responsabile del settore immobiliare per la società di consulenza Westminster Wealth Management, «fare previsioni in questo momento non è facile. Tuttavia un tracollo del settore appare improbabile. Cali nell’ordine del 2-3% dei prezzi degli immobili», spiega Imbrauglio, «sono a mio parere lo scenario più plausibile».

Molto dipenderà anche dalla rapidità con cui il Paese saprà superare questa fase di incertezza dalle condizioni che verranno concordate con Bruxelles. Per ora infatti quella che si è abbattuta sul Regno Unito è una crisi di natura politica e non economica e le ripercussioni dipenderanno dalle strade che Londra deciderà di percorrere nella trattativa con l’Unione Europea.

«Il mercato immobiliare londinese», continua l’esperto, «era già in rallentamento da circa un anno, anche a causa delle aspettative per il referendum. Non bisogna però dimenticare, sottolinea Imbrauglio, che veniamo da anni in cui il mercato era in mano a chi vendeva. Da tempo infatti a Londra si registra un ritardo dell’offerta di abitazioni rispetto alla domanda che è dovuto a diversi fattori».

A questo proposito Imbrauglio ricorda i vincoli all’estensione della metropoli imposti dalla green belt (cintura di aree verdi che circondano la città e su cui è assolutamente vietato costruire, ndr) oltre al rallentamento degli investimenti dopo la crisi del 2008 che aveva frenato la costruzione di nuovi alloggi. I fattori destinati a sostenere i prezzi anche nel dopo Brexit non mancano. «La capitale britannica è da sempre un polo di attrazione per capitali stranieri, che hanno soprattutto interesse a parcheggiare liquidità più che la ricerca del rendimento. Questo trend potrebbe essere accentuato dall’indebolimento della sterlina». Nonostante il settore stia tirando il fiato, l’immobiliare londinese risulta ancora redditizio rispetto ad altre capitali. Fatto 100 l’investimento il ritorno medio è intorno al 4% l’anno, circa un punto in meno rispetto a un paio di anni fa. «Ci sono anche ragioni fiscali che rendono attrattivo il mattone britannico. Qui non esiste una tassazione paragonabile a quella italiana e quindi anche se l’immobile non viene messo a rendita non si subiscono perdite eccessive», conclude Imbrauglio.

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