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Tokyo, sette bare bianche all'aeroporto

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il rientro delle vittime dell’attentato di dacca

Tokyo, sette bare bianche all'aeroporto

L’arrivo a Tokyo delle bare delle vittime giapponesi del massacro di Dacca (Ap)
L’arrivo a Tokyo delle bare delle vittime giapponesi del massacro di Dacca (Ap)

TOKYO – Sette bare avvolte in teli bianchi escono dalla pancia dell'aereo di Stato. Vengono poste su ampi carelli che fanno un breve percorso. Alle 6.30 del mattino, di fianco a una delle piste dell'aeroporto di Haneda, con una breve e triste cerimonia il ministro degli esteri Fumio Kishida accoglie i resti martoriati delle vittime giapponesi del massacro di Dacca. Accanto a lui, una dozzina di funzionari, tra cui Shinichi Kitaoka - il capo della Japan International Cooperation Agency, che coordinava i progetti di sviluppo su cui le vittime lavoravano – e l'ambasciatrice del Bangladesh Rabab Fatima. Tutti depongono un mazzo di fiori e restano in silenzio. I familiari delle vittime – che erano arrivati domenica sera a Dacca per i riconoscimenti in ospedale – hanno viaggiato con le bare. Parlando poco dopo la cerimonia, Kishida ha detto che il governo intende fornire loro supporto psicologico. «Mi sento profondamente addolorato e indignato – ha aggiunto – per queste vite perdute in un selvaggio e crudele attacco terroristico».

“Mi sento profondamente addolorato e indignato per queste vite perdute in un selvaggio e crudele attacco terroristico”

Fumio Kishida, ministro degli Esteri giapponese  

È arrivato a Tokyo quasi contemporaneamente (ma con un altro aereo) anche il giapponese sopravvissuto all'agguato, Tamaoki Watanabe, portato in ospedale per riprendersi dalle ferite di arma da fuoco. Le autorità intendono interrogarlo presto per raccogliere informazioni sulla dinamica dell'attacco, mentre i corpi delle vittime saranno sottoposti ad autopsia per stabilire le precise cause della morte.

In mattinata si è tenuta anche una riunione ministeriale straordinaria con il premier Shinzo Abe, che ha dichiarato: «Il nostro Paese non cederà al terrorismo. Coordineremo le nostre iniziative con la comunità internazionale per sradicare il terrorismo».
Abe aveva sentito ieri per la seconda volta al telefono il premier Matteo Renzi, mentre Kishida ha parlato con il ministro degli esteri Paolo Gentiloni: le due nazioni che hanno avuto più vittime a Dacca hanno concordato di rafforzare la collaborazione bilaterale contro il terrorismo.

Sempre in mattinata Kishida, assieme al ministro della Difesa, Gen Nakatani, ha incontrato l'ambasciatrice Usa Kennedy e il tenente generale John Dolan, comandante delle forze armate Usa in Giappone. È stato ufficializzato un accordo di revisione dello status dei lavoratori civili delle basi militari americane nel Sol Levante. Dopo una serie di recenti crimini, soprattutto a Okinawa (che ospita gran parte del dispositivo militare Usa), una riduzione dell'ambito della giurisdizione primaria americana si è resa più che opportuna, in quanto invocata dall'opinione pubblica. Per stabilire i dettagli tecnici, comunque, occorreranno parecchi mesi. Con questa iniziativa si cerca di rimuovere, almeno parzialmente, un'ombra sui rapporti tra Tokyo e Washington. Rapporti di alleanza che, comunque, le sfide della sicurezza internazionale e anche del terrorismo rendono sempre più solidi.
Il Giappone, ad esempio, ha limitate capacità di intelligence. Non a caso Nakatani si è lamentato che all'ambasciata di Dacca non c’è alcun addetto alla Difesa.

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