L’attenzione, oggi, è tutta rivolta ai mercati finanziari. È attraverso di essi - le valute, i tassi, i prezzi delle case - che Brexit dispiegherà i suoi effetti. Per due anni almeno - qualcosa in più in realtà - fattori importanti come i flussi commerciali e gli investimenti diretti esteri dipenderanno quasi solo dall’andamento della sterlina e delle altre monete e dalle incertezze politiche, a Londra ma anche nel resto dell’Unione europea.
Poi però arriverà anche il conto dei nuovi rapporti che la Gran Bretagna stringerà con il resto della Ue, inevitabilmente meno “liberi”: un cambiamento che si preannuncia come una svolta strutturale. Chi appare allora più vulnerabile?
Sul piano commerciale, non è una sorpresa il fatto che l’Irlanda sia il Paese che esporta di più in Gran Bretagna: non certo in valore assoluto - la Germania e la Cina detengono questo primato, seguite dall’Olanda - ma in rapporto al prodotto interno lordo: l’export raggiunge un livello del 10,6%. Seguono Cipro (7,5%), Norvegia (7,4%) e Malta (7,1%) ma subito dopo si trovano Belgio (6,8%) e Olanda (6,7%), le cui esportazioni verso la Gran Bretagna sono importanti anche in valore assoluto.
I grandi partner commerciali della Gran Bretagna non hanno invece una grande esposizione, in termini di esportazioni. La Germania vende in Gran Bretagna (dati 2014) merci e servizi per 100 miliardi di dollari, ma il totale si ferma al 2,8% del Pil; la Francia vende 45,1 miliardi, il 2% del Pil; e l’Italia 28,1 miliardi, l’1,6% del Pil.
Discorso diverso vale per gli investimenti diretti esteri. La Gran Bretagna è stata la destinazione preferita da molti Paesi europei (proprio mentre Londra, per diversi anni, cercava di disimpegnarsi per riavvicinarsi agli Stati Uniti). Al punto che se i conti correnti con l’estero britannici sono in deficit è anche per effetto di redditi da capitale in uscita più elevati di quelli in entrata, e non solo per l’eccesso di importazioni sulle esportazioni.
Il paese europeo che ha lo stock di investimenti più grande, dopo gli Stati Uniti (260 miliardi di sterline nel 2014), è l’Olanda, con 183 miliardi, seguito dal Lussemburgo (83,7 miliardi), dalla Francia (81,7 miliardi) e dalla Germania (63,1 miliardi). Seguono - dopo l’ex paradiso fiscale Jersey... - la Svizzera (49,9 miliardi) e la Spagna (48,5 miliardi), molto attiva nel costituire a Londra filiali delle proprie aziende, soprattutto delle banche. L’Italia è relativamente indietro, a quota 13,1 miliardi, lo stesso livello grosso modo di Hong Kong e Australia.
Gli investimenti diretti della Gran Bretagna negli altri Paesi hanno intanto preferito come destinazione, dopo gli Stati Uniti (253,7 miliardi di sterline lo stock), l’Olanda (117,7 miliardi) e il Lussemburgo (104 miliardi). Francia (36,9 miliardi) e Irlanda (34,9 miliardi) seguono a distanza mentre l’Italia, a 8 miliardi, è appena al di sopra del livello dell’Egitto (7,9 miliardi).
“Il Paese più esposto a livello di crediti dopo gli Stati Uniti è la Spagna, seguita dalla Germania che è però è di gran lunga la prima per l’esposizione su derivati”
Non meno importante è l’esposizione creditizia verso la Gran Bretagna. Secondo le statistiche della Banca dei regolamenti internazionali, il Paese più esposto - dopo gli Stati Uniti (424 miliardi di dollari a fine 2015) è la Spagna, con 410 miliardi di crediti, seguita dalla Germania (368,7 miliardi), che è però è di gran lunga la prima (324 miliardi) per l’esposizione su derivati. Seguono, in Europa, la Francia (227,7 miliardi) e la Svizzera (177,9 miliardi), mentre l’Italia è esposta per 41,3 miliardi, in gran parte verso il settore non bancario.
L’indice di sensività di Standard & Poor’s, elaborato sulla base di questi (ed altri fattori) riassume la vulnerabilità agli effetti del Brexit e colloca al primo posto l’Irlanda (con un indice pari a 3,5), seguita da Malta, Lussemburgo, Cipro e Svizzera. La Spagna è la prima economia, tra le grandi dell’Unione europea ed è ottava con 1,5, seguita dalla Francia e dalla Germania (undicesima e dodicesima con 0,8) e dall’Italia, diciannovesima con 0,4.
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