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Il Rapporto Chilcot boccia la guerra in Iraq di Tony Blair. «C’erano alternative, intelligence errata»

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LONDRA - «Sarò con te a qualsiasi costo». Queste le parole scritte dal premier britannico Tony Blair in un memo riservato indirizzato al presidente americano George Bush. Era il luglio del 2002, otto mesi prima che cominciasse la guerra con l'invasione in Iraq delle forze alleato anglo-americane. All'epoca non era stata affatto provata la minaccia di armi di distruzione di massa contenute negli arsenali irachene e la procedura alle Nazioni Unite - sia sul fronte delle ispezioni che delle risoluzioni da parte del Consiglio di sicurezza - era assai lontana dall'essersi esaurita.

La volontà politica, al netto della realtà storica, fu dunque determinante per scatenare un conflitto e un cambio di regime che Bush e Blair discussero già nel dicembre 2001, a soli tre mesi dall'attacco alle torri gemelle.
È questo il verdetto che esce dal Chilcot report diffuso ieri, un opus magnum che raccoglie in dodici volumi testimonianze e documenti messi insieme in sette anni di indagine conoscitiva sul secondo conflitto del Golfo.

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Le conclusioni del rapporto sono nette: Londra decise di andare in guerra quando «l'azione militare non si poteva considerare l'ultima risorsa possibile»; non c'era «minaccia imminente da parte di Saddam Hussein»; la presenza negli arsenali iracheni di «armi di distruzione di massa era stata presentata con un grado di certezza assolutamente ingiustificato»; l'intelligence non aveva «stabilito oltre ogni ragionevole dubbio» che Saddam stesse producendo armi chimiche o biologiche; le basi legali dell'intervento «erano assolutamente insoddisfacenti»; le scelte politiche sull'Iraq furono adottate sulla base di «intelligence e valutazioni false che mai furono seriamente vagliate».

In altre parole il governo Blair mentì o quantomeno avvalorò una realtà inesistente per poi non ottenere quasi nulla di quanto l'azione si prefiggeva. Tony Blair che esce distrutto dall'indagine. L'ex primo ministro ha replicato alle accuse annunciando prossime controdeduzioni. Andare in guerra in Iraq è stata «la decisione più dolorosa che io abbia mai preso - ha detto Blair -ma il mondo è un posto migliore senza Saddam Hussein. Ho agito in buona fede e per il bene del mio Paese». Da ieri non ci crede più nessuno.

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