La partita è cominciata, scandita dai tempi dell’urgenza economica assai più incalzante delle procedure bizantine care alla politica. Londra convoca le grandi banche cercando rassicurazioni sulla fedeltà futura, il resto dell’Unione spalanca sé stessa sperando di poter diventare Londra. Che cosa sia necessario per emulare la capitale britannica lo abbiamo scritto e ripetuto. Un lungo elenco di virtù rare, uniche anzi, se combinate tutte insieme, sotto lo stesso cielo. Impossibile sperare di replicare una fuoriserie con peculiarità irripetibili a cominciare dalla lingua.
Lo sforzo per mostrarsi competitivi dovrà pertanto muoversi su molti fronti. Dalle infrastrutture, ai trasporti, alla fiscalità, nella consapevolezza che il contrattacco britannico sarà solo su quest’ultimo fronte avendo già assicurato tutto il resto. George Osborne ha offerto un primo assaggio del menù che verrà con la promessa di ridurre la tassazione alle imprese «sotto il 15 percento». Punta a fare come, se non meglio, di Dublino che a cavallo del suo 12,5% di corporate tax, ha superato con un balzo una crisi che pareva destinata a cancellare dalla memoria le Celtic tigers del boom anni Novanta. E non finirà lì, crediamo. Come evitare la crisi immobiliare di cui i fondi congelati sono barometro angosciante ? Probabilmente allentando i cordoni sulle compravendite che era stato stretto, appena qualche mese fa, per raffreddare un mercato surriscaldato. O forse l’azione sarà direttamente sull’Irpef – come promette Parigi – per indurre in tentazione bankers incerti. O ancora sfilandosi dai vincoli presi in sede Ocse per agevolare le multinazionali. Qualunque potrà essere la mossa di Londra per difendersi da sé stessa, sarà spregiudicata, radicale, nella direzione che più solletica il business. Questa è stata la storia fino ad ora e non c’è motivo di credere che possa cambiare direzione. La Gran Bretagna se davvero deciderà di lasciare il mercato unico per non dover fare i conti con l’immigrazione ha davanti a sè un futuro da paradiso fiscale. Come prima ? Molto più di prima.
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