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Slovenia, indagato il banchiere centrale

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ricorso di detentori di bond subordinati

Slovenia, indagato il banchiere centrale

Bostjan Jazbec, il governatore della Banca centrale slovena
Bostjan Jazbec, il governatore della Banca centrale slovena

Il procuratore sloveno ha messo sotto inchiesta il governatare della Banca centrale slovena, Bostjan Jazbec, per un possibile «abuso penale d'ufficio» in relazione al salvataggio del sistema bancario avvenuto nel 2013. La decisione ha provocato la vibrata protesta della Bce che ha chiesto alla magistratura di restituire i documenti sequestrati nella sede dell’istituto centrale sloveno.

Il polizia slovena ha confiscato dei documenti in una perquisizione svolta presso la Banca di Slovenia, atti del governatore Jazbec e di altri i membri del personale. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha condannato l’azione, chiedendo al presidente della Commissione Ue,Jean-Claude Juncker di intervenire minacciando azioni legali in caso di violazione dell’immunità garantita alla Bce dai Trattati.

Il sequestro di materiali di competenza della Bce, «indipendentemente da dove ciò avvenga viola il protocollo su privilegi e immunità dell’Ue - ha affermato Draghi -. Protesto contro l’illegale sequestro e richiamo le autorità slovene a porvi rimedio». Il procuratore generale sloveno Zvonko Fiser ha risposto che la perquisizione era legale. Harij Furlan, capo della Procura speciale, ha aggiunto che la banca centrale aveva in precedenza rifiutato varie richieste di consegnare i documenti.

La procura ha respinto la richiesta di Draghi, sostenendo che i dipendenti della banca centrale non godono di privilegi che li esonera dalle indagini e che le quattro persone in questione non agivano per conto della Ue.

La Banca di Slovenia ha confermato che il governatore Jazbec è uno dei quattro indagati e ha respinto le accuse di illeciti. Lo scontro è raro ma non è senza precedenti. Le autorità cipriote sequestrarono i computer dalla banca centrale nel corso d i un’indagine lo scorso anno. I computer vennero poi restituiti dopo la protesta della Bce.

L’indagine slovena si riferisce ad un salvataggio pubblico della Nova Ljubljanska bankai nel 2013, che ha portato a cancellare il valore di detentori di bond e debito subordinato per 257 milioni di euro. Nel 2013 Lubiana ha messo sul piatto 3 miliardi di euro per le banche locali ed impedire il loro crollo a causa delle sofferenze. La mossa ha evitato un salvataggio internazionale.

Nell'ambito del salvataggio bancario circa 600 milioni di euro di obbligazioni subordinate sono state azzerate in cinque banche.

Nel 2014, l’Associazione slovena dei piccoli azionisti ha presentato vari ricorsi contro la Banca di Slovenia e banche locali, sostenendo che le obbligazioni subordinati e il capitale degli azionisti non avrebbero dovuto essere colpiti. L’assoziazione sostiene che all’epoca non c’erano gli estremi per procedere in quanto il “buco” nel settore bancario sloveno, indicato dalla Banca centrale, non era fondato su dati credibili.

Secondo la stampa il governo di Lubiana sembra si sia difeso affermando che la richiesta di azzerare i bond subordinati era giunta dalla Commissione Ue, ma Bruxelles a sua volta avrebbe sostenuto che all’epoca aveva parlato solo di «semplici indicazioni di indirizzo».

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