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E la Spagna già annuncia nuove tasse alle imprese

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L'Analisi|L’analisi

E la Spagna già annuncia nuove tasse alle imprese

  • – di Luca Veronese

Per tutta la campagna elettorale il premier conservatore Mariano Rajoy ha promesso di abbassare le tasse ma, dopo il voto di fine giugno, sono bastate due settimane e qualche bacchettata dell’Europa a ribaltare i piani del governo spagnolo in carica. Proprio ieri - mentre a Bruxelles i ministri delle Finanze dell’Unione decidevano di procedere contro Spagna e Portogallo per non aver messo in atto le misure necessarie a contenere il disavanzo nel bilancio pubblico - il ministro spagnolo dell’Economia Luis de Guindos annunciava che a partire dal 2017 le imprese dovranno pagare sei miliardi di euro di tasse in più e faceva sapere che incontrerà «prestissimo» la Commissione europea per illustrare il piano con il quale Madrid «riuscirà a far scendere il deficit sotto il 3% del Pil entro il prossimo anno».

De Guindos presenterà a Bruxelles, probabilmente già oggi,le nuove misure per tagliare la spesa e aumentare le entrate: oltre alle tasse sulle imprese il governo spagnolo conta di risparmiare almeno 1,5 miliardi di euro di interessi sul debito, intende incassare un miliardo di euro addizionali dal contrasto all’evasione fiscale e dovrebbe imporre un’ulteriore stretta ai budget dei ministeri. Ma il ministro è andato oltre nel sostenere le ragioni della Spagna, sostituendosi a Rajoy nel frattempo impegnato a cercare alleati che sostengano la sua riconferma alla Moncloa. «Sarebbe davvero paradossale - ha detto de Guindos - che la Spagna, il Paese che più di tutti nell’Eurozona ha saputo cambiare e migliorare, dovesse pagare una sanzione. Negli ultimi quattro anni ci siamo impegnati profondamente nel risanamento e nelle riforme: eravamo il Paese più a rischio e ora cresciamo come nessun altro tra le grandi economie».

Anche per i partner dell’Unione Europea, la procedura di deficit eccessivo che riguarda la Spagna e il Portogallo potrebbe segnare una rottura rispetto alla linea del rigore, quasi senza condizioni, sempre imposta dalla Germania anche ai Paesi in difficoltà. Il governo spagnolo ha seguito alla lettera le indicazioni di Bruxelles e di Berlino: sul salvataggio delle casse di risparmio, sulla riforma del mercato del lavoro, sulle pensioni, sui tagli alla spesa delle regioni. Riducendo di 10 miliardi all’anno il deficit complessivo in una fase di recessione e crescita appena accennata. Solo nel 2015, un anno in continua campagna elettorale, il governo popolare ha mollato la presa. De Guindos è convinto che «la multa sarà zero». Toccherà alla Commissione decidere. Mentre in Spagna, sarà il prossimo governo - se, come e quando nascerà - a ereditare la nuova austerity promessa da Rajoy e de Guindos a Bruxelles.

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