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il parere del cese

Con una Cina «economia di mercato» a rischio l’industria siderurgica Ue

(olycom)
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Alluminio, biciclette, ceramica, vetro, elettrodi, pannelli solari, pneumatici, carta e acciaio sono tutte produzioni particolarmente a rischio se passa il riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina. È quanto emerge da due pareri del Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) votati durante la plenaria a Bruxelles : “L'impatto sui settori industriali principali” e “Acciaio: mantenere occupazione sostenibile e crescita in Europa”. A preoccupare è soprattutto l'impatto sull'innovazione e la competitività europea e il pericolo di una significativa perdita di posti di lavoro.

Negli anni, tra il 2000 e il 2014, l'industria europea ha visto scomparire 6,7 milioni di posti di lavoro, ossia il 12% dei lavoratori che nel periodo considerato ammontava a 56,3 milioni. Nello stesso arco di tempo, il volume delle importazioni è aumentato del 144 per cento. Le esportazioni cinesi, secondo le analisi raccolte nei pareri, sono aumentate del 49%, un incremento doppio rispetto al resto del mondo. La mancanza di domanda interna a fronte di una grande capacità produttiva, ha spinto la Cina a cercare sbocchi per l'esportazione a prezzi di dumping. Le industrie Ue della telefonia mobile e della produzione di pannelli fotovoltaici, riporta il Cese, sono già scomparsi.

«L'industria europea ha bisogno di pari condizioni di concorrenza, ed è compito dell'Ue garantirle fornendo i necessari strumenti di difesa commerciale - dichiara Andrés Barceló Delgado, relatore dei due pareri del Comitato sulla Concessione dello status di economia di mercato alla Cina - Il riconoscimento incondizionato dello status di economia di mercato alla Cina metterebbe in serio pericolo l'industria europea, provocherebbe la perdita di posti di lavoro, e danneggerebbe le produzioni locali delle Pmi» .

La concessione dello status di economia di mercato alla Cina comprometterebbe la lenta ripresa delle industrie europee e avrebbe un forte impatto sull'occupazione, la crescita e l'innovazione Ue, ma sarebbe anche un passo indietro rispetto agli obiettivi Ue riguardo alle politiche sui cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile.

«L'intera catena del valore industriale sarebbe messa a repentaglio e l'Europa rischierebbe di perdere un numero incalcolabile di posti di lavoro, tra cui anche posti altamente specializzati. Sarebbe in gioco la stessa competitività dell'Europa, dato che solo un'industria forte è in grado di investire in ricerca e sviluppo» mette sull'avviso Gerald Kreuzer, membro della CCMI e correlatore del parere sull'impatto del riconoscimento della Cina come economia di mercato sulle industrie europee.

Il settore siderurgico, presente con oltre cinquecento impianti distribuiti in ventiquattro Paesi europei, che conta 328mila posti di lavoro diretti e che genera l'1.3 % del Pil dell'Ue, è stato fortemente danneggiato da pratiche commerciali di importazioni sleali. Comportamenti che hanno spinto al ribasso i prezzi dell'acciaio e messo in discussione la reddittività dell'intero settore nel breve periodo, si legge nella comunicazione del Cese . Difficoltà che si vanno a sommare alla crisi economica che ha colpito il settore dell'acciaio: già 90mila posti di lavoro diretti persi. La situazione potrebbe peggiorare e provocare ulteriori crolli nell'occupazione, la Commissione Ue ha avviato dieci nuove indagini per pratiche commerciali sleali.

La Cina sarebbe in ogni caso il paese più colpito dalle misure antidumping: è oggetto del 47% delle misure mondiali, contro il 7% nei confronti dell'Ue. Il Cese ha fortemente ribadito la propria contrarietà alla concessione dello status di economia di mercato alla Cina finchè non rispetterà i criteri stabiliti dall'Ue e suggerisce alcune misure per affrontare le pratiche commerciali sleali. Per quanto riguarda l'antidumping: abolire la “regola del dazio inferiore”; registrare le importazioni prima dell'adozione delle misure provvisorie; applicare retroattivamente i dazi antidumping e/o compensativi definitivi tre mesi prima dell'adozione delle misure provvisorie ai sensi del regolamento di base.

Per quanto riguarda il sistema di scambio delle quote di emissione (ETS), il Cese suggerisce di assegnare gratuitamente le quote di emissione agli impianti più competitivi per incentivare gli altri impianti a migliorare i risultati, così da trovare un equilibrio tra l'impegno nei riguardi dei cambiamenti climatici e l'esigenza per le industrie Ue di mantenere la competitività. Sull'importanza dell'avanguardia tecnologica del settore siderurgico «La promozione degli investimenti nell'industria siderurgica europea, anche con l'ammodernamento degli impianti e dei macchinari, la ricerca e lo sviluppo di prodotti nuovi e migliori e di processi più efficienti, deve essere un principio guida», hanno affermato all'unisono relatore e correlatore, Andrés Barceló Delgado e Enrico Gibellieri esperto del Cese e ultimo presidente della CECA e delegato della CCMI.

Dovrebbe essere ricostituito in tempi brevi, secondo il Cese, il gruppo ad alto livello sull'acciaio «La siderurgia costituisce la base dell'industria europea. È un settore che merita tutta la nostra attenzione e non dovrebbe essere diluito in un organo con altre industrie ad alta intensità energetica», ha ricordato Enrico Gibellieri .

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