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Il rischio paese e la sicurezza che serve agli imprenditori

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L'Analisi|L’ANALISI

Il rischio paese e la sicurezza che serve agli imprenditori

Golpe fallito in Turchia, il drammatico e sanguinoso attentato a Dacca in Bangladesh ai nostri imprenditori, i sequestri di persona in Libia di connazionali impegnati in attività economiche. Tre episodi avvenuti negli ultimi tempi le cui conseguenze sulle nostre esportazioni, gli investimenti diretti all’estero e la sicurezza dei nostri imprenditori impegnati fuori dai confini nazionali sono tutte ancora da verificare sul campo.
Che fare di fronte a questa rinnovata pericolosità ed estrema volatilità degli scenari per le nostre imprese proiettate all’estero? La prima cosa da fare è censire le migliori esperienze internazionali da cui prendere spunto per verificare come la diplomazia e l’intelligence del governo si coordinino con la libera impresa. Il Dipartimento di Stato americano tiene stretti collegamenti e supporta sul terreno le proprie imprese e multinazionali impegnate all’estero anche in aree molto complicate e pericolose sotto ogni profilo. Un esempio di successo su cui riflettere.

Di fronte ad eventi e situazioni sempre più pericolose, in un quadro dove le emergenze e rischi si moltiplicano quotidianamente come in un videogioco, rischiamo che una situazione di iniziale incertezza possa trasformarsi in vera e propria paura. A quel punto gli imprenditori possono scoraggiarsi e lasciare il Paese. Invece in queste situazioni di tensioni e pericolo occorre potenziare l’opera di intelligence a difesa delle nostre imprese più esposte per non lasciarle sole in un ambiente ostile.
Questa è la svolta di strategia, peraltro già annunciata da vari esponenti politici di primo piano, che occorre predisporre per affrontare con successo i nuovi rischi di una situazione globale densa di incertezze.
Uno sforzo per migliorare la sicurezza delle nostre imprese all’estero così come è avvenuto con l’invio dei nostri soldati a protezione degli operai italiani della Trevis Spa di Cesena che lavoreranno alla diga di Mosul in Iraq.

Un cambio di strategia che permetterà una salto di qualità ala presenza delle nostre imprese all’estero e di colmare il gap di sicurezza rispetto ai nostri concorrenti sui mercati internazionali. Soprattutto non dobbiamo lasciare soli i nostri imprenditori più dinamici che hanno cercato la soluzione al calo della domanda interna aprendo sbocchi verso i mercati oltre frontiera e fronteggiando una concorrenza sempre più agguerrita.
Le imprese proiettate sui mercati globali si devono sempre più sentire sostenute da un sistema Paese che le affianchi, monitori le emergenze, sappia allertare e proteggere dai pericoli e le volatilità in arrivo.
Gli ultimi eventi internazionali e la loro ricaduta economica porteranno tensione sui mercati: non lasciamo soli i nostri imprenditori.

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