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Norvegia regina della sicurezza previdenziale, l’Italia è solo…

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il global retirement index 2016

Norvegia regina della sicurezza previdenziale, l’Italia è solo 28° (dopo Slovenia e Slovacchia)

Norvegia - Olycom
Norvegia - Olycom

Pur con un un leggero miglioramento, l’Italia resta nelle retrovie del Global Retirement Index 2016, l’indice che ogni anno misura la sicurezza finanziaria post-pensionamento in 43 Paesi dove la previdenza è considerata una tematica sociale ed economica fondamentale. Nella speciale classifica redatta da Natixis Global Asset Management, il nostro Paese si ritrova in 28ma posizione, dopo Slovenia e Repubblica Slovacca e appena prima della Polonia.

La classifica è dominata dai soliti noti: quest’anno la palma è andata alla Norvegia, che precede Svizzera (al primo posto l’anno scorso) e Islanda. Seguono Nuova Zelanda, Svezia, Australia e al settimo posto la Germania, quindi Olanda, Austria e Canada. Solo in quattordicesima posizione gli Stati Uniti, con l’Irlanda (16° posto) che precede la Gran Bretagna (17°) e la Francia (20°).

LA TOP TEN DELLA SICUREZZA PREVIDENZIALE
Punteggio in % e posizione in classifica (Fonte: Global Retirement Index 2016)

Il Global Retirement Index di Natixis Global Asset Management, introdotto nel 2013, offre una misurazione complessiva della sicurezza finanziaria post-pensionamento sulla base di dati forniti da organizzazioni internazionali o fonti accademiche. Le disponibilità finanziarie post-pensionamento sono una componente importante, ma per avere un’analisi complessiva vengono considerati anche altri tre indicatori: il benessere materiale, la salute e la qualità della vita.

Il leggero miglioramento dell’Italia nel punteggio complessivo rispetto allo scorso anno è dovuto principalmente agli indicatori relativi alla qualità della vita e alle finanze, dove c’è la percezione di una pressione fiscale leggermente minore . Il nostro Paese mostra invece ancora grandi ritardi sul piano del benessere materiale.

Più in dettaglio, lo studio di Natixis sottolinea come l’Italia sia penalizzata dal suo debito pubblico, che si traduce in limitate possibilità di spesa e in un’alta pressione fiscale. L’elevato tasso di disoccupazione accentua gli squilibri, trascinando verso il basso (in 30° posizione) l’indice del benessere materiale. Molto meglio gli indicatori sulla salute (su questo singolo parametro l’Italia è in 18° posizione) e quello della qualità della vita (26° posizione), dove pesa il fatto che l’Italia abbia la sesta più alta aspettative di vita tra i Paesi considerati.

Rispetto alla top ten della classifica, la situazione dell’Italia mostra comunque come resti ancora molta strada da fare. «E' evidente come nei prossimi decenni gli individui debbano fare di più per finanziare il proprio post-pensionamento - spiega Antonio Bottillo, Country Head ed Executive Managing Director di Natixis Global Asset Management nel nostro Paese - ma anche facendo ciò è importante ricordare che assicurare la sicurezza previdenziale non è unicamente loro responsabilità».

I PUNTEGGI DEI PRIMI 10 PAESI
Punteggio in % per i 4 indicatori (Fonte: Global Retirement Index 2016)

La responsabilità di una rendita previdenziale si sta infatti lentamente spostando dai governi sui singoli individui, sottolinea la ricerca. Gli investitori italiani sono consapevoli di questo scenario, con il 69% che considera la pensione la vera priorità finanziaria, come evidenziato da un recente sondaggio condotto quest’anno sempre da Natixis Global Asset Management.

Il contributo del datore di lavoro è la fonte più citata dagli intervistati per il finanziamento del proprio pensionamento, seguita dai risparmi e dal welfare pubblico. In media, gli investitori italiani dichiarano di aver bisogno del 71% della loro rendita pre-pensionamento per poter vivere dignitosamente una volta abbandonato il lavoro attivo. Tale dato si posiziona nella fascia bassa di quel range indentificato tra il 70% e l’80% raccomandato generalmente, ma ben al di sopra della media globale (64%). Solo il 42% ha un piano pensionistico privato con contributo del datore di lavoro (62% a livello globale) e i risparmi medi annuali si attestano al 12%.

«Politici, datori di lavoro, individui, industria del risparmio gestito e della consulenza finanziaria: ognuno di questi attori riveste un ruolo chiave nel migliorare la sicurezza finanziaria post-pensionamento - conclude Bottillo - . Il settore pubblico e privato devono assicurarsi che i lavoratori abbiano gli strumenti, le risorse e le informazioni adeguate per raggiungere questo obiettivo».

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