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Legge e ordine: le promesse di Trump

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Legge e ordine: le promesse di Trump

  • –Marco Valsania

CLEVELAND

Da Rudolph Giuliani a Melania. La Convention repubblicana che si prepara a incoronare Donald Trump candidato alla Casa Bianca ha preso il via ieri con una giornata dedicata allo slogan «Make America Safe Again». Vale a dire a «Rendere l’America di nuovo sicura», variazione scottante sul tema dell’intera campagna del costruttore e personaggio televisivo che sta rivoluzionando la politica americana, «Make America Great Again». Il sipario si è sollevato in serata sulla kermesse di quattro giorni con una successione di testimonianze personali e politiche - dall’ex sindaco di New York durante l’11 Settembre, appunto, fino alla moglie e aspirante First Lady - volte a reintrodurre al Paese un candidato che fa spesso parlare di sè senza essere davvero conosciuto su scala nazionale. E con ancora molti, forse troppi ostacoli da superare in termini di percezione negativa, dall’inesperienza a commenti dai connotati razzisti e misogini, che lo vedono arrancare alle spalle dell’avversaria democratica Hillary Clinton, 41% a 46%, nell’ultimo sondaggio del Wall Street Journal e della Nbc.

Melania, presentata dallo stesso Donald in una Cleveland presidiata da misure di ordine pubblico per garantire la calma durante un appuntamento preannunciato come sopra le righe, era la più attesa una volta esauriti i cerimoniali e l’ ultima protesta fallita dei repubblicani anti Trump: ha difeso sia il carattere sia la sensibilità del candidato alle tematiche dei diritti delle donne. Aspetti che non possono essere sottovalutati, dato il suo passato di grande sponsor di concorsi di bellezza quali Miss America e Miss Universo.

Ma il decollo dei lavori è stato dominato anzitutto da protagonisti di delicate sfide militari e di antiterrorismo. Ecco Giuliani. Ed ecco il generale in pensione Michael Flynn, già direttore della Defense Intelligence Agency; Jason Beardsley, che guida l’organizzazione di veterani di guerra Concerned Veterans for America; il senatore Joni Ernst, ex colonnello della Guardia Nazionale. E due ex fanti d’assalto della marina e due ex marine, a cominciare dal deputato pluridecorato in Iraq Ryan Zinke e da Macus Luttrell, eroe dell’Afghanistan che ha ispirato il film Lone Survivor.

L’obiettivo è stato proiettare un messaggio di determinazione e di “legge e ordine” in risposta alle recenti ondate di attentati - più o meno ispirate dall’Isis e dalla sua ideologia - che hanno colpito negli Stati Uniti San Bernardino e Orlando e in Francia Parigi e adesso Lione. Trump accusa la politica estera di Barack Obama e del suo ex segretario di Stato Clinton di essere stata fallimentare e responsabile del peggioramento degli attacchi terroristici, affermando di essere lui il leader giusto per “distruggere” l’Isis. In evidenza anche la debâcle di Bengasi, l’assalto al Consolato americano in Libia costato nel 2012 la vita all’ambasciatore statunitense nel Paese quando Clinton era a capo della diplomazia.

Parte del “manifesto” di sicurezza sono tuttavia diventate sempre più anche le tensioni interne all’America. Il Paese è sotto shock per una spirale di imboscate alla polizia, che ancora domenica hanno mietuto tre vittime a Baton Rouge in Louisiana, e di violenze a sfondo razziale. Nelle ultime settimane, prima degli agguati, agenti avevano ucciso due afroamericani proprio a Baton Rouge e nei pressi di St. Paul in Minnesota. Violenza e discriminazione sono così prepotentemente tornate alla ribalta: Trump ha definito il Paese ormai come una «divisa scena del crimine», guadagnandosi la tagliente risposta di Obama che il candidato repubblicano «non ha idea» di quel che dice. Giuliani, uno degli oratori di ieri, è reduce dall’aver denunciato come razzista alla rovescia il movimento afroamericano contro gli abusi della polizia Black Lives Matter.

Le controversie non finiscono qui. Trump è portabandiera di una linea dura sull’immigrazione: dalla proposta di costruire un muro al confine con il Messico alla deportazione in massa di clandestini, progetti considerati irrealistici dagli esperti ma sui quali insiste. E sul palco ieri ha fatto salire parenti di vittime di reati compiuti da immigrati illegali.

La sfida maggiore per Trump, sul fronte dell’immagine, è però quella di garantire che in questi quattro giorni la Convention trovi eco nell’opinione pubblica. Se proteste all’esterno appaiono sicure, i grandi eventi di partito minacciano di perdere visibilità e influenza. Trump ha promesso uno spirito di «showbiz». Le iniziali stelle sono tuttavia parse poco brillanti: ieri è toccato al modello e attore di soap opera Anthony Sabato Jr. e al suo collega Scott Baio, rinomato per la parte di Chachi nella storica serie tv Happy Days. Sotto il profilo politico, dietro i discorsi, la posta in gioco è altrettanto difficile: creare e mostrare unità nel partito, dopo le grandi defezioni dalla Convention di leader storici quali la dinastia Bush. Il populista Trump dovrà inoltre gestire una assai scomoda piattaforma politica ultra-conservatrice, anti-abortista e contro i diritti dei gay, approvata alla vigilia dell’appuntamento di Cleveland e sulla quale ha avuto forte influenza la destra religiosa, una delle correnti più tradizionali del partito.

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