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Ansie e bisogno di sicurezza tra Francia e Germania

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l’analisi

Ansie e bisogno di sicurezza tra Francia e Germania

Il male produce male. Non poteva che accadere in Germania, dove settant’anni fa il male europeo raggiunse il suo culmine e dove, come in nessun’altra parte del continente, quel mostro interiore è stato affrontato e vinto. Fino a ieri sera a Monaco di Baviera, se i crescenti sospetti sull’attentato saranno confermati. Secondo la tradizione – breve ma già radicata – ogni gesto terroristico è frutto del jihadismo. Questa volta potrebbe essere stato qualcosa di diverso e al tempo stesso uguale: terrorismo di casa, rigurgito dei nostri fantasmi. Ma sempre terrorismo figlio dell’incertezza di questi tempi.

Ci siamo abituati a dare della violenza di matrice islamica una forma di brutale superficialità: uccidere cristiani, crociati, chiunque passi sotto tiro, donne e bambini, per mano di lupi solitari, disadattati reclutati per vendicare il loro fallimento, oltre che la fede, o foreign fighters ritornati carichi di odio. D’improvviso- forse – questa volta il terrore viene dalla nostra parte, da una reazione malata a tutto quello che ci accade intorno.

Anche questa è una dimensione inattesa del cancro diffuso da Daesh. Forse era quello che il califfato voleva. Il califfo, i suoi successori o un grande fratello che sta governando le strategia dell’Isis, non è una produzione teocratica del XII secolo. È un cervello che lavora a Raqqa, Mosul o in qualsiasi altra parte usando bene il potere del web, e che sembra conoscere molto bene il mondo che gli sta attorno.

Un “semplice” attentato compiuto l’altro giorno dal minorenne afghano attorno a Monaco di Baviera, salito su un treno per accoltellare i primi passeggeri che gli capitavano, sembra un episodio minore nella crisi di sicurezza continentale. Invece ha avuto un effetto devastante. Quel ragazzo era stato accolto dalla Germania – dalla politica di accoglienza di Angela Merkel – adottato da una famiglia tedesca per agevolare la sua integrazione. Invece, senza alcun segnale d’allarme, quel giovane sul quale il paese aveva investito, è diventato un mostro.

È stato forse questo episodio, minore nella statistica sanguinosa del terrorismo islamico in Europa, ad avere innescato la vendetta del terrorismo latente europeo, se così è stato: figlio della storia perversa del nostro continente ma anche del sottile lavoro di propaganda e di lavaggio del cervello di Daesh.

Forse non è un caso che stia accadendo in Germania né che la settimana scorsa il terrorismo, in questo caso chiaramente islamico, abbia colpito la Francia. Parigi e Berlino: dove nel 2017 si terranno elezioni politiche di grande importanza per la stabilità dei due Paesi e del futuro stesso dell’Europa.

Usando i loro terroristi o servendosi dei nostri, latenti, sobillando le loro viscere nazionaliste, scioviniste e populiste, il terrorismo o per meglio dire la violenza che si sta diffondendo, pone l’Europa è a una svolta fondamentale. A questo punto è necessario creare nei fatti, nella sicurezza, quell’unione d’intenti che la Ue non è capace di formare. Quello che sta accadendo a Monaco di Baviera, una città piena di fantasmi europei e al tempo stesso una città del futuro d’Europa, definirà il nostro futuro.

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