CLEVELAND — Donald Trump ha finora contato pochi amici nel business, soprattutto quello d'avanguardia e hi-tech. Ma Peter Thiel è la mosca bianca, l'eccezione che spera faccia testo: è il co-fondatore di PayPal e Palantir Technologies e un investitore che dagli albori siede nel board di Facebook. Ed è un raro esponente di Silicon Valley di fede repubblicana. Adesso, per la valle del Silicio tradizionalmente liberal, è ancora più scomodo: è sceso in campo apertamente tra i delegati di Trump.
Non solo. Ieri notte è anche salito sul palco della Convention repubblicana di Cleveland per dare in prima persona il suo messaggio. «Non sono un politico, come non lo è Trump. È un costruttore che vuole ricostruire l'America perchè oggi la nostra economia, il governo, il futuro sono rotti. Siamo vittima di un terribile declino che non dobbiamo accettare. L'incompetenza di Hillary Clinton è evidente nella sua guerra in Libia. Io sono orgoglioso di essere gay, di essere repubblicano e di essere americano. Sono arrivato proprio qui a Cleveland con i miei genitori quando avevo un anno e quando il futuro appariva senza limiti. E se Trump ci chiede di far diventare nuovamente grande l'America non è perchè vuole riportarci al passato ma a quel futuro».
“Io sono orgoglioso di essere gay, di essere repubblicano e di essere americano”
Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e Palantir Technologies
A ben guardare Thiel, di origini tedesche, è però sempre stato almeno altrettanto “politico”, o meglio “politically incorrect”, quanto il suo presidente. Un rapido giro delle sue convinzioni scopre una collezione di affermazioni provocatorie, che democrazia e capitalismo sono incompatibili e persino che il voto alle donne è un problema. È un evangelico gay che sposa tendenze ultra-libertarie e di destra, compresi progetti di comunità ideali nel mezzo dell'oceano.
Le stranezze - e gli estremismi - sono cominciati presto per Thiel. Laureato a Stanford, con un amico scrive il suo primo, controverso libro sul “Mito della Diversità”: impugna il multiculturalismo come la causa della crisi di qualità delle istituzioni statunitensi. Per infierire, legittima anche il diritto a insultare i gay con l'epiteto “faggot”.
Nel 2008 volge lo sguardo più lontano e finanzia con centinaia di migliaia di dollari il Seasteading Institute, dedicato a dar vita a inedite comunità capitalistiche utopiche galleggianti. L'anno successivo pubblica un altro “saggio” che fa discutere, nel quale sostiene che ormai capitalismo e democrazia non sono più “compatibili” e che sarebbe meglio cercare rifugio nell'esplorazione spaziale o nel ciberspazio.
Sempre nel 2009 vede la luce un agghiacciante analisi del voto delle donne, giudicate dannose assieme a tutti coloro che dipendono dall'assistenza sociale per una “democrazia capitalistica” dato che appaiono refrattarie a idee libertarie. Negli ultimi anni Thiel è anche diventato ossessionato da preoccupazioni più introspettive, o forse narcisitiche, quali le tecnologie per prolungare la vita umana.
La sua più recente fama è però dovuta a un altro grande e discutibile impegno pubblico che ha fatto proprio: la campagna per distruggere Gawker, sito di gossip e informazione su personaggi di media e spettacolo, a volte con toni scandalistici, nato nel 2003 a New York. Gawker ha in passato pubblicizzato l'omosessualità di Thiel e di suoi conoscenti, un fatto che il miliardario, con un patrimonio personale valutato in 2,8 miliardi di dollari, non gli ha mai perdonato. Per mesi è stato il finanziatore dietro le quinte, spendendo oltre dieci milioni di dollari, di denunce per violazione della privacy contro il sito, in particolare un ricorso presentato dall'ex re della lotta-spettacolo Hulk Hogan per la diffusione di video su suoi exploit con una donna sposata.
Il caso è finito quest'anno con un verdetto per danni da 140 milioni di dollari a carico di Gawker. Che ha costretto il sito a chiedere l'amministrazione controllata in giugno in attesa forse di un'asta per la cessione. Thiel ha definito la crociata contro Gawker come uno dei suoi maggiori «sforzi filantropici».
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