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Tutto il peso ricadrà sulle Banche centrali

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L'Analisi|IL G-20 IN CINA

Tutto il peso ricadrà sulle Banche centrali

  • – di Alessandro, Merli

Un «messaggio di stabilità» ha chiesto il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, al G-20 che si riunisce oggi e domani a Chengdu, in Cina. Un messaggio, se non accompagnato da azioni decise, potrebbe però non bastare.
Secondo la bozza del comunicato elaborata dai tecnici e che verrà discussa da ministri finanziari e governatori delle banche centrali, lo scenario dell’economia mondiale è «più debole» rispetto all’ultimo incontro di tre mesi fa a Washington.

L’incertezza creata dal referendum britannico a favore dell'uscita dall’Unione europea domina la scena, ma anche altri sono i rischi geopolitici per l’economia globale, come ha sottolineato giovedì il consiglio della Bce. Alla vigilia degli incontri di Chengdu, il direttore dell’Fmi, Christine Lagarde, che come sempre è incaricata di presentare il quadro economico all’inizio del G-20, ha sollecitato una soluzione rapida all’incertezza creata da Brexit. Nei giorni scorsi, l’Fmi ha presentato una revisione del “World Economic Outlook” in cui ha tagliato di uno 0,1% le sue previsioni per la crescita globale sia per il 2016 sia per il 2017, ma in una nota inviata ai partecipanti dell’incontro di Chengdu ha ricordato che la situazione è ancora in divenire e quindi «un risultato più negativo è chiaramente una possibilità». L’Fmi, come la Bce e la stessa Banca d’Inghilterra, ritiene che sia troppo presto per fare i conti definitivi con l’impatto di Brexit, ma ieri un pessimo segnale è venuto dall’indice Pmi, che rappresenta la fiducia delle imprese, e che ha accusato un crollo in Gran Bretagna. Gli effetti potrebbero essere pesanti soprattutto sugli investimenti. Per ora, tiene meglio invece la zona dell’euro, seppure abbia registrato un calo.
Il problema, dice l’Fmi nella nota inviata al G-20, è che Brexit si inserisce su uno sfondo già debole a causa di diversi fattori legati fra loro: il rallentamento della crescita della produttività, aggravato dall’invecchiamento della popolazione, il debito creato nel corso della crisi e le “ferite” alla capacità produttiva. I rischi al ribasso sono aumentati, secondo l’Fmi. La presenza a Chengdu della Turchia ricorderà agli altri, se ce ne fosse bisogno, di un altro focolaio d’incertezza esploso clamorosamente negli ultimi giorni.

La risposta della politica economica rischia di essere affidata ancora una volta soprattutto alle banche centrali. La Banca d’Inghilterra ha rinviato un aggiustamento della politica monetaria, ma si riunisce nuovamente il 4 agosto e l’aspettativa che prenda qualche misura di stimolo è diffusa sui mercati. Quanto alla Bce, Draghi non ha preso alcun impegno nella conferenza stampa di giovedì, ma ha rimandato alla riunione di settembre, quando il consiglio avrà a disposizione le nuove proiezioni macroeconomiche elaborate dallo staff, e ha ribadito che l’istituto di Francoforte è «pronto, determinato e capace» di agire. La Banca del Giappone, seppure abbia escluso l’uso di “helicopter money”, resta in una posizione estremamente acommodante. Manca tuttavia il supporto di altre politiche. Lo stesso G-20 ha varato due anni fa a Brisbane un vasto piano di riforme strutturali, cui ogni Paese membro si è impegnato, ma che per ora va a rilento e non ha dato i risultati sperati in termini di crescita. Quanto alla politica fiscale, i richiami dell’Fmi ai Paesi che hanno spazio in bilancio (primo fra tutti la Germania) perché spingano la crescita resterà ancora una volta inascoltato.
L’Fmi propone un azione su 5 fronti: riduzione dell’incertezza su Brexit, sostegno macroeconomico, soluzione del problema del debito pregresso, riforme strutturali e rafforzamento dell’azione multilaterale. Ma aspettarsi progressi da Chengdu appare al momento decisamente ottimistico.

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