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Il gesto di un folle ossessionato dalle stragi

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Il gesto di un folle ossessionato dalle stragi

  • –Alessandro Merli

Francoforte

Un diciottenne tedesco di origine iraniana, senza alcun collegamento con gruppi terroristici, ma affetto da depressione e con l’ossessione delle stragi, è l’unico responsabile della sparatoria di venerdì pomeriggio a un centro commerciale di Monaco di Baviera, nel quale ha ucciso nove persone prima di suicidarsi con un colpo di pistola alla testa, davanti a una pattuglia che lo aveva rintracciato. Nelle ore immediatamente successive all’attacco, molti interrogativi sono emersi sull’efficacia dell’intervento della polizia, che ha intercettato l’attentatore dopo la sparatoria davanti a un McDonald’s nei pressi dello shopping centre, ma non è riuscita a bloccarlo nonostante uno scontro a fuoco.

Nato e cresciuto nella capitale bavarese, dove i suoi genitori, un tassista e una commessa, sono immigrati negli anni Novanta, il giovane, doppia nazionalità tedesca e iraniana, è stato identificato dalla polizia come Ali David Sonboly, studente delle scuole superiori. Al contrario di quanto si era temuto in un primo tempo, quando l’assalto è iniziato all’Olympia Einskaufszentrum, nella periferia nord di Monaco, non sono stati trovati elementi per legarlo all’Isis o altre organizzazioni terroristiche. Una perquisizione nell’appartamento nel quale viveva con i genitori, nel quartiere popolare di Mavvorstadt, realizzata subito dopo la morte del giovane, due ore e mezzo dopo l’attacco, ha invece fatto emergere una storia di depressione, per la quale era in cura, e un’ossessione con le stragi, soprattutto quelle perpetrate nelle scuole. Fra i libri del ragazzo, un saggio intitolato “Perché gli studenti uccidono” e articoli sul massacro compiuto nel 2009 in una scuola di Winnenden dove un diciassettenne aveva ucciso 15 ragazzi. Sonboly era incensurato, ma era stato vittima negli anni scorsi di due reati: nella seconda occasione era stato aggredito da tre giovani. Subito prima di sparare all’impazzata sui clienti del McDonald’s e altri passanti, il ragazzo aveva avuto uno scambio di insulti con uno dei presenti, ripreso in un video circolato su internet, in cui ha gridato: «Sono stato vittima di bullismo per sette anni. Ora ho comprato una pistola per spararvi».

Non è chiaro come Sonboly si sia procurato l’arma, una Glock 9 millimetri con la matricola abrasa e 300 pallottole che aveva in uno zainetto. La Germania è uno dei Paesi con le regole più severe sull’acquisto di armi. Un altro elemento emerso ieri è la possibile connessione anche con Anders Breivik, l’estremista di destra norvegese che nel 2011 ha ucciso 77 ragazzi. Venerdì ricorreva il quinto anniversario del massacro di Oslo. Non ci sono invece collegamenti con il terrorismo, né con i rifugiati.

Il movente che ha ispirato Sonbaly non è del tutto chiaro. Secondo lo stesso video, ha gridato: «Sono tedesco», e insulti razziali contro i turchi, l’etnia prevalente nel quartiere, molto povero, del centro commerciale. Le autorità hanno anche rivelato ieri che le vittime dell’assalto sono otto ragazzi fra i 14 e i 21 anni, di cui sette teenager, e una signora di 45 anni. Tre erano turchi, tre kosovari e un greco. Sonboly sembra aver puntato su giovani e stranieri e avrebbe attirato le sue vittime anche con un falso annuncio su Facebook. I feriti sono 27, di cui almeno due molto gravi. Ieri Monaco, dove venerdì erano stati bloccati tutti i trasporti pubblici e dichiarato lo stato di emergenza sulla base dell’informazione, rivelatasi poi falsa, che c’erano altri due terroristi armati in fuga, è tornata per quanto possibile alla normalità.

Sul fronte politico, se si è tirato un sospiro di sollievo che la vicenda non abbia risvolti terroristici, né legami con i rifugiati, la tensione resta alta. Il cancelliere Angela Merkel ha presieduto un Consiglio di sicurezza, con alcuni ministri e i capi dei servizi segreti, e in seguito ha fatto appello al senso di “solidarietà” della popolazione. Uno dei suoi più stretti alleati, il capogruppo democristiano al Bundestag, Volker Kauder, ha sostenuto che «odio e violenza non devono diffondersi nella società». Ma il leader dei cristiano-sociali bavaresi, Horst Seehofer, uno dei più duri critici della linea Merkel di porte aperte ai rifugiati, ha insistito sulla necessità di ristabilire la sicurezza.

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