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A Nizza i veleni della politica

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A Nizza i veleni della politica

  • –Marco Moussanet

parigi

Dopo lo sgomento per le scene di orrore sulla Promenade des Anglais, il 14 luglio, i francesi assistono con sconcerto alle polemiche - sempre più dure e sempre più politiche - sulla sicurezza di quella terrificante serata e sulle zone d’ombra dell’inchiesta. Polemiche alimentate dal clima ormai pre-elettorale, a tre mesi dalle primarie della destra, sei da quelle dei socialisti e meno di dieci dal voto per le presidenziali.

Ad aprire le ostilità, quando ancora alcuni corpi giacevano sul lungomare di Nizza, è stato Christian Estrosi, ex sindaco della quinta città francese (di cui rimane vicesindaco con delega proprio alla sicurezza) e ora presidente della regione Paca (Provenza Costa Azzurra, eletto battendo la giovane leader del Front National Marion Le Pen grazie alla decisione dei socialisti di non presentarsi al ballottaggio), esponente di spicco dell’ala destra dei Républicains, vicino all’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy (che ha come principale avversario nella corsa alla candidatura per l’Eliseo il moderato Alain Juppé e tutto l’interesse a radicalizzare il dibattito).

Pur non avendo mai partecipato alle riunioni tra ministero dell’Interno, Prefettura e Comune per decidere le misure da adottare in occasione dei fuochi d’artificio della festa nazionale, Estrosi ha accusato in generale il Governo di non aver preso decisioni adeguate al clima “di guerra” ormai presente nel Paese e in particolare il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, di aver sottovalutato i rischi di quella serata. Soprattutto per quanto riguarda l’insufficienza dei blocchi agli ingressi della zona pedonale.

I toni della polemica sono saliti di un grado quando il Comune di Nizza ha denunciato – rifiutandosi di ottemperare – la richiesta dei magistrati antiterrorismo della Procura di Parigi, ai quali è stata affidata l’indagine, di distruggere le registrazioni di alcune telecamere (ovviamente duplicate dagli inquirenti fin dal mattino successivo) per evitare utilizzi impropri, sui social network o da parte della propaganda jihadista, delle terribili immagini della strage.

Ma a dare davvero il fuoco alla miccia dello scontro è stata, domenica scorsa, la responsabile del Centro di videosorveglianza di Nizza, Sandra Bertin, dirigente del Comune che fa peraltro parte del “gruppo degli amici di Estrosi”. Secondo la Bertin, all’indomani del massacro un «esponente del gabinetto di Cazeneuve» le ha chiesto insistentemente di indicare nel suo rapporto la presenza in alcuni punti di controllo di agenti della polizia nazionale. Agenti che lei, sulla base delle registrazioni, sostiene di non aver visto.

Cazeneuve ha subito presentato una denuncia per diffamazione nei suoi confronti, escludendo nel modo più assoluto iniziative di questo genere da parte di membri del gabinetto ministeriale. Supportato, in questa presa di posizione, dal Procuratore di Parigi François Molins e dal capo della polizia Jean-Marc Falcone.

Ma la Bertin, appoggiata da Estrosi e dall’attuale sindaco Philippe Pradal, conferma la propria versione, pur non fornendo nomi. In questo clima di veleni – così lontano da quello dell’unità nazionale di fronte alla barbarie cui si è appellato il presidente François Hollande e che aveva caratterizzato i giorni successivi all’attacco a Charlie Hebdo e agli attentati del 13 novembre – il premier Manuel Valls è intervenuto ieri per difendere Cazeneuve e attaccare Estrosi e in generale la destra che sta palesemente strumentalizzando la vicenda: «Questa idea che lo Stato menta, che abbia qualche cosa da nascondere, alimenta pericolosamente il dubbio e indebolisce lo Stato di diritto».

A chiarire le eventuali responsabilità sulla gestione della sicurezza di quella serata sarà comunque un’inchiesta decisa da Cazeneuve e affidata ai supercontrollori della polizia, i cui risultati dovrebbero essere noti in settimana.

Intanto il ministro dell’Economia Emmanuel Macron ha annunciato una serie di misure per gli operatori turistici di Nizza, che devono fare i conti con il crollo delle presenze e delle prenotazioni. Tra le iniziative più concrete c’è lo slittamento delle rate dei prestiti bancari (grazie all’intervento della Bpi, la banca pubblica d’investimento) e delle scadenze fiscali e contributive.

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