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«Referendum, discussioni surreali come i Pokémon»

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Europa

«Referendum, discussioni surreali come i Pokémon»

  • –Lina Palmerini

ROMA

Parla di una «nuova età dell’ansia» dopo aver ripercorso gli ultimi attentati terroristici che - per la prima volta - ha definito di «ispirazione islamica». Sergio Mattarella definisce i giorni che viviamo come il momento storico in cui paura e insicurezza sono diventate il tratto dominante delle società. Una fase in cui la politica è chiamata al “tempo delle responsabilità”, a impegni comuni europei e nazionali. È il tradizionale appuntamento del Ventaglio al Quirinale, quello che precede la pausa estiva, in cui c’è un saluto e uno scambio tra giornalisti e capo dello Stato. E ieri questa tradizione è caduta dopo l’ennesimo attacco in Francia con cui Mattarella apre il suo discorso citando le parole di padre Jacques Hamel: «C’è un tempo per essere rispettosi degli altri, chiunque essi siano».

Ma se è il contesto internazionale a obbligare a sfide nuove, c’è anche il fronte di politica interna che il capo dello Stato ritiene debba essere chiarito in qualche suo aspetto. Riguarda il referendum e come i partiti abbiano reso fumoso un dibattito legato – invece - a precise regole costituzionali. «In queste settimane, talvolta, a proposito della data e del cosiddetto spacchettamento, mi è parso di assistere a discussioni un po' surreali, quasi sulla scia della caccia ai Pokémon». Una battuta sferzante - e anche questa è una prima volta - dedicata a quei politici che si sono esercitati sullo spacchettamento o sulla tempistica referendaria ignorando la procedura prevista.

«Si è detto che vi sarebbe stato uno spostamento della data di celebrazione del referendum. Qualcuno ha anche invitato perentoriamente a comunicarne la data. La data del referendum non è stabilita per il semplice fatto che non è ancora possibile farlo», ha spiegato. E ne ha dettagliato le ragioni. «La procedura del referendum è regolata dalla legge e l’iter per la fissazione della sua data può essere avviato soltanto dopo che la Corte di Cassazione avrà comunicato quali sono le richieste ammesse a referendum. La Cassazione ha tempo fino al 15 agosto per comunicarlo. Fino a quando non vi sarà questa comunicazione la procedura per fissare la data non può partire». Ecco quindi perché quel dibattito sulla data gli è parsa una surreale caccia ai Pokémon. Così come surreale è stata la polemica che ha accompagnato per giorni, i partiti, sulla possibilità o meno di spacchettare i quesiti referendari. «Su questo punto le forze politiche non avrebbero avuto alcun potere né possibilità di discuterne, così come non ne avrebbe avuto il Capo dello Stato. Infatti, a fronte di una richiesta, laddove vi fosse stata, soltanto la Corte di Cassazione avrebbe potuto decidere sulla formulazione dei quesiti».

Ma l’incipit sul referendum è stato un altro, quasi un suggerimento che peraltro sembra aver già messo in pratica Matteo Renzi che da un po' ha cambiato registro sulla sfida referendaria. «Non posso che condividere l’auspicio che il confronto si svolga sul merito della riforma sottoposta al voto popolare perché l’elettorato si esprima con piena consapevolezza, nella sua sovranità». Nessun accenno alle ragioni del sì o del no, Mattarella è rimasto sul ruolo di arbitro limitandosi a ridefinire solo dove può arrivare la politica e dove arrivano le procedure.

L’impianto del suo intervento di ieri - però - aveva il centro altrove, nel nuovo scenario del terrore e nell’esigenza che lo Stato si faccia garante della sicurezza dei cittadini. Da Utoya a Charlie Hebdo, dal Bataclan al pilota tedesco suicida con centocinquanta vittime, dall’aeroporto di Bruxelles all’assassinio di Jo Cox, dalla strage di Nizza a quella di Monaco e ancora, ad Ansbach, a Saint-Etienne-du-Rouvray «non vi è soltanto l’assalto del terrorismo: questa stagione sembra dare spazio a ogni tipo di violenza». Una sfida che interpella la politica su quelle che Mattarella chiama «le periferie esistenziali presenti nelle nostre società» e su cui si deve agire con uno sforzo comune, nazionale ed europeo, ma su cui serve anche «la collaborazione attiva delle comunità religiose, particolarmente di quelle islamiche».

Uno sforzo comune che Mattarella non vede ancora mentre osserva istituzioni europee «in affanno» e società in cui si sfilacciano i legami «di solidarietà». «Si rischia di entrare in una nuova età dell’ansia. Ma non si si può ignorare o condannare la paura. Anche il bisogno di sicurezza fa parte della dimensione civica. Occorre rispondervi con grande serietà». Ma la guerra al terrorismo si combatte anche con il senso civico: cita l’incidente ferroviario in Puglia, i morti e le file di persone che sono andate agli ospedali per donare sangue. E c’è un compito dei giornali, dei media. Ricorda Letizia Leviti, la giornalista di Sky recentemente scomparsa e il messaggio che ha voluto lasciare alla redazione, quel dovere di dire la verità che riguarda tutti. E aggiunge che al diritto di cronaca va però affiancata la razionalità dell’informazione che non può essere solo emotiva. «Non può valere il detto “the show must go on”, perché non si tratta di spettacolo bensì della vita e del futuro delle persone». Così come occorre misura e razionalità nel linguaggio. «Non è accettabile insultare ripetutamente un avversario politico, farne bersaglio di una vera e propria campagna di denigrazione o di livore. Contrastare questo linguaggio costituisce un’esigenza di sicurezza».

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