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Dossier Hillary Clinton: così guiderò l'America

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Hillary Clinton: così guiderò l'America

Hillary Clinton (Olycom)
Hillary Clinton (Olycom)

Filadelfia

Nottata entusiasmante, folla in tripudio, Hillary Clinton che in questa atmosfera ha raccolto la staffetta da Barack Obama per poter guidare gli Stati Uniti d’America. Con le sue parole - «Accetto la vostra nomination per la Casa Bianca del 2016» - Hillary ha fatto storia. Non era mai accaduto che una donna ottenesse la nomination di un grande partito per la presidenza. E per lei si è trattato del più importante discorso della sua vita, con i sondaggi che presto diranno se ha colto nel segno, se ha conquistato gli indipendenti che la guardano con sospetto e sono tentati dall’avventura con Donald Trump pur di cambiare.

Hillary è stata presentata ai delegati e al Paese da un racconto intimo di Chelsea Clinton, che ha mostrato lo stretto rapporto tra madre e figlia e gli aspetti più accattivanti dell’ex First Lady, che raramente traspaiono in occasione di appuntamenti pubblici. È stata proprio Chelsea a dare simbolicamente anche la misura della differenza tra le due convention, democratica e repubblicana. Il confronto con l’intervento di Ivanka, quando a Cleveland presentò il padre Donald Trump, ha messo in evidenza un carattere, una dimestichezza oratoria, una passione, ben più marcate.

Nell’insieme, alla chiusura delle due convention, si sono viste due operazioni d’immagine e comunicazione molto diverse fra loro. Quella repubblicana è parsa povera di contenuti e personaggi rispetto alla democratica. Orfana dei grandi notabili del partito, di ex presidenti quali George Bush e George W. Bush, e di Mitt Romney, che vinse l’ultima nomination del partito e rimane una figura influente. A Cleveland spesso gli spalti erano vuoti mentre l’arena Wells Fargo di Filadelfia traboccava di gente, con decine di migliaia di persone. Si sono succeduti attori, cantanti, artisti a dare a Hillary un appoggio disinteressato, che ha presa popolare, mentre a Cleveland si esibiva solo una band che interpretava classiche canzoni americane.

Questa differenza sottende una profonda differenza nei valori, come hanno sottolineato fin dalla serata di mercoledì il presidente Barack Obama e il suo vice Joe Biden, e il candidato alla vicepresidenza Tim Kaine preparando il terreno a Clinton. Obama nel descrivere Hillary come il candidato più qualificato mai presentatosi per la Casa Bianca - «più di me e di Bill (Clinton)» - ha fatto appello alla visione di un Paese da sempre forte delle sue diversità, fondato su libertà, giustizia e dignità per tutti e che non ha bisogno di affidarsi a “salvatori” della patria. Biden ha attaccato Trump come un candidato che «non ha la minima idea di ciò che fa grande l’America, i suoi ceti medi». E Kaine ha rimarcato che «un partito che nomina Trump è ormai troppo distante dal partito di Lincoln» anche per molti repubblicani.

Hillary, ieri sera, ha raccolto l’ultima, cruciale sfida per lo scontro ideale e di voti nelle urne di novembre: sancire l’unificazione del partito democratico facendo appello ai recalcitranti sostenitori della sinistra di Bernie Sanders; dimostrare che merita la fiducia dell’intero elettorato moderato per competenza e dedizione nonostante le polemiche sulle pecche etiche; e generare un entusiasmo generale finora carente per la sua candidatura. Questa missione l’ha articolata cercando di tener fede al principio citato da Michelle Obama nell’intervento forse più memorabile di queste quattro giornate a Filadelfia: «Quando i nostri avversari scagliano colpi bassi, noi voliamo alto». Così ha percorso il tema alto della Convention, che l’America è più forte, la sua economia quanto la sua sicurezza, quando gli americani si battono per avanzare assieme.

Ma in queste elezioni imprevedibili, dense di sorprese, né l’immagine né i contenuti sono tutto. La corsa è ancora lunga. Trump ha commesso gaffe che per altri sarebbero state imperdonabili e che nel suo caso dimostrano invece la tempra di outsider, la presa su un’opinione pubblica irrequieta. Nonostante tutto, secondo i sondaggi, la partita tra Hillary e Donald è ancora aperta, incerta, e riserverà sicuramente continui colpi di scena in perfetta sintonia con quella che finora è stata la campagna elettorale più incredibile che gli Stati Uniti abbiano mai vissuto.

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