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Guerra cibernetica della Russia ai democratici Usa

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Guerra cibernetica della Russia ai democratici Usa

  • –Marco Valsania

new york

È scattata un’invasione cibernetica delle spie che vengono dal freddo: l’intelligence hi-tech russa ha violato nuovamente i sistemi informatici sia della campagna di Hillary Clinton che del Comitato del partito democratico per le elezioni al Congresso. La scoperta è avvenuta dopo la recente denuncia di un attacco pirata di successo, sempre sponsorizzato da Mosca, avvenuta contro il Comitato Nazionale del partito e che ha sottratto quasi ventimila e-mail imbarazzanti per la campagna Clinton poi distribuite pubblicamente da WikiLeaks e dai media.

La autorità americane - l’intelligence e l’Fbi che hanno subito fatto scattare nuove indagini - hanno rivelato con un «elevato grado di certezza» che l’attacco è stato portato a termine da «protagonisti sofisticati» delle guerre cibernatiche noti con il nome di “Fancy Bear”, legati ai servizi segreti del Cremlino della G.R.U. Una ricostruzione del New York Times offre come mandante il governo di Vladimir Putin, con sotto gli organismi pirata legati allo stato; il passaggio successivo è Guccifer 2.0, il nome del presunto hacker solitario che avrebbe agito da “intermediario”, per portare infine ai destinatari scelti per la diffusione, da Gawker, The Hill e Smoking Gun fino a Julian Assange di WikiLeaks.

Assange, senza rivelare le sue fonti, non ha fatto mistero finora di voler ostacolare un’elezione della Clinton, rendendo pubblici i messaggi sottratti ai democratici alla vigilia della Convention democratica di Filadelfia e promettendo ulteriori rivelazioni in futuro. La prima ondata di documenti ha costretto alle dimissioni il presidente del partito Debbie Wassermann Schultz, scoperta a garantire favoritismi alla Clinton nel corso delle primarie contro il rivale Bernie Sanders.

Clinton e il suo candidato alla vice-presidenza, Tim Kaine, nel fine settimana sono impegnati in un viaggio in Pennsylvania e Ohio, due stati industriali considerati cruciali per l’esito delle urne di novembre per la Casa Bianca. E il loro messaggio economico e sociale per fare presa sull’incerto voto dei ceti più popolari rischia di essere messo in ombra dall’escalation dello scandalo di spionaggio. I primi sondaggi post-Convention, di Raba Research e Reuters/Ipsos hanno premiato il candidato democratico, che è tornato in vantaggio su Trump a livello nazionale, rispettivamente con il 46% contro il 31% e il 41% contro il 35 per cento.

Il livello di coordinamento dei nuovi e vecchi attacchi di pirateria informatica e l’esistenza di un possibile mandante ufficiale piuttosto che di operazioni spionistiche di routine rimangono avvolti nel mistero e al centro di discussioni e polemiche. La campagna di Donald Trump, che a sua volta rischia un impatto controproducente dalla percezione di ricevere aiuti da Putin, ha ripetutamente definito ridicole e tentativi di distrazione le insinuazioni che l’ammirazione espressa dal candidato repubblicano per il leader russo si sia tradotta in un soccorso dato da Mosca alla sua campagna. Anche se è stato lo stesso candidato a invitare le ipotesi quando nei giorni scorsi, in una conferenza stampa, è parso chiedere seriamente alla Russia di trovare le e-mail scomparse dal server privato di Hillary Clinton quando questa era Segretario di Stato.

Una presa di posizione di portavoce della Clinton hanno indicato nelle ultime ore che i pirati hanno penetrato un programma analitico utilizzato dalla campagna. Hanno però precisato che non sembra le reti interne di computer, che contengono dati molto sensibili, siano state compromesse. I database finiti sotto attacco del Comitato per le elezioni congressuali e del Comitato nazionale preservano a loro volta delicate e confidenziali informazioni, non solo sulle comunicazioni nel partito ma sugli elettori e su dettagli finanziari. Il direttore della Cia, John Brennan, ha inoltre fatto sapere che l’attacco non viene sicuramente preso alla leggera: un’eventuale interferenza nel processo elettorale americano, ha detto, è una questione estremamente grave. E sono convinto che questa amministrazione lo tratterebbe con la dovuta grande serietà».

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