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IL CAPO DELLE RICERCHE

Disastro aereo Malaysia: «Boeing pilotato deliberatamente in mare»

Epa
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Si avvicina la verità sullo schianto dell'aereo della Malaysia Airlines, scomparso nel marzo 2014 nell'Oceano Indiano meridionale con 238 persone a bordo. Il Boeing non sarebbe caduto per un’avaria, ma sarebbe stato deliberatamente pilotato in mare: ne é convinto Peter Foley, dell'Australian Transport Safety Bureau, direttore del programma di ricerca operativa del volo MH370.

I danni osservati sui relitti finora recuperati suggeriscono infatti che il Boeing 777 fosse sotto il controllo di un pilota quando si è inabissato nell'oceano, ha detto il dirigente ieri sera al programma 60 Minutes del canale 9 della Tv australiana. In particolare, Foley ha spiegato che la severa erosione lungo il bordo di due pezzi d'ala recuperati indica un atterraggio controllato nell'oceano. Un tale scenario è in contrasto con la teoria preferita dagli investigatori, secondo cui il jet non era sotto il controllo del pilota nella tragica fine del suo viaggio. La nuova tesi dà peso alla teoria secondo cui il pilota ha fatto cadere deliberatamente l'aereo e solleva ulteriori dubbi sul fatto che il velivolo si trovi all'interno dell'area di ricerca finora stabilita.

Ipotesi omicidio-suicidio del pilota per MH370

La teoria dell’azione deliberata è emersa di recente tramite un documento confidenziale della polizia malese, cui ha collaborato anche l'Fbi e pubblicato dal New York magazine, da cui emerge che il comandante Ahmad Zaharie, meno di un mese prima dell'incidente, aveva effettuato con un simulatore casalingo un volo suicida con una rotta simile a quella che si ritiene abbia seguito il volo Mh370 scomparso nell'Oceano Indiano meridionale.
Anche Larry Vance, uno dei maggiori esperti al mondo di incidenti aerei ed ex investigatore capo del Canadian Transportation Safety Board, ha detto al programma di ritenere che il Boeing fosse pilotato alla fine del suo volo. Vance, che ha scritto il rapporto investigativo sul disastro del volo SwissAir 111 precipitato nel 1998 al largo della Nova Scozia (Canada) uccidendo le 229 persone a bordo, ha basato la sua analisi in parte sui danni chiaramente visibili sul bordo del flaperon di un'ala, recuperato su una spiaggia del territorio
francese Isola di Réunion, al largo del Madagascar, un anno fa.
«Qualcuno ha pilotato l'aereo in acqua - ha detto - Non vi è una teoria alternativa che si possa seguire, fra tutte le teorie potenziali che si possano ipotizzare».

Vance ha spiegato che foto e video del flaperon, e foto più recenti del pezzo d'ala trovato sulla costa della Tanzania un mese fa, mostrano prove conclusive di erosione provocata da acqua sotto alta pressione lungo il bordo di entrambe le parti dell'ala: ovvero quando sono state entrate in contatto con l'acqua durante il presunto atterraggio controllato. E il flaperon era esteso per l'atterraggio quando il jet si è inabissato: quindi il pilota può facilmente aver fatto scivolare l'aereo ben fuori dell'area corrente di ricerca. Inoltre, nel caso del disastro del volo SwissAir 111, la forza dell'impatto disintegrò praticamente l'aereo, di cui vennero recuperati oltre due milioni di pezzi. E anche l'assenza di un gran numero di pezzi del volo MH370, secondo l'esperto, giustifica la teoria dell'ammaraggio.

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