Poco persuasa dalla lettura di questi giorni, la Borsa ieri ha preso atto che UniCredit è risultata dagli esami sotto sforzo la quarta più debole banca d’Europa. E, sebbene il livello di capitale “stressato” risulti sopra i livelli minimi individuati dalla Bce come soglia di sicurezza, ha iniziato a temere che per l’istituto milanese possa rendersi necessario un aumento di capitale più consistente di quanto non fosse già ipotizzato: 6-7 miliardi, ma tra gli analisti c’è chi ipotizza un’esigenza addirittura maggiore. Questa è la ragione principale per cui la speculazione di Piazza Affari si è accanita sulla banca guidata da Jean-Pierre Mustier più che su altri istituti: con una caduta del 9,4%, UniCredit è stata infatti ieri di gran lunga la peggiore banca dell’indice Stoxx europeo.
A impensierire gli investitori su UniCredit - peraltro reduce da una serie di rialzi - e a fomentare la speculazione ribassista (che aspetta ogni pretesto per montare posizioni ribassiste sulle banche italiane, soprattutto in un mese di vacanza come agosto) ieri sono stati però almeno due temi. Il primo è, come detto, l’ipotetico aumento di capitale. Guardando gli stress test, gli analisti calcolano che la banca abbia bisogno di un rafforzamento di circa 8 miliardi per mettersi in linea con le migliori istituzioni europee. Ovviamente questa cifra non va raggiunta tutta tramite un puro aumento di capitale, ma con un mix di azioni che verrà probabilmente illustrato a novembre, con il nuovo piano industriale. Se, come probabile, ci sarà anche un quota di aumento puro, per ora è difficile da calcolare: la Borsa teme però, alla luce dell’esito degli stress test, che possa essere superiore a quanto ipotizzato in precedenza.
Anche perché un’altra vicenda ha messo, sul fuoco di UniCredit, ulteriore carne: il piano di salvataggio di Mps. Dato che la banca senese per vendere crediti deteriorati ad Atlante deve aumentare i tassi di copertura al 67% le sofferenze e al 40% per gli incagli (oggi si chiamano «inadempienze probabili»), la Borsa - a torto o ragione - sta iniziando a temere che la stessa “cura da cavallo” possa essere estesa anche ad altre banche. Ebbene: se venisse applicata ad UniCredit (che nel bilancio 2015 aveva tassi di copertura pari al 61% per le sofferenze e al 34,4% per gli incagli), calcola Antonio Guglielmi di Mediobanca Securities che il capitale della banca verrebbe eroso di altri 75 punti base. Questo, sebbene da solo non sarebbe sufficiente per far scendere la banca sotto i livelli minimi imposti dalla Bce, potrebbe aumentare ulteriormente la necessità di aumentare il capitale. Che siano solo suggestioni, fantasie o realtà future nessuno lo sa: ma alla Borsa bastano per scatenare la furia ribassista.
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