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L’Eurozona dribbla lo shock britannico

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L’Eurozona dribbla lo shock britannico

La ripresa economica dell’Eurozona resiste bene allo shock di Brexit trainata dalla ottima performance soprattutto della Germania, mentre il fondamentale indice dei servizi della Gran Bretagna crolla miseramente a luglio a 47,4 da 52,3 segnalando tempesta in arrivo per la City e l’economia britannica.
Ma andiamo con ordine. Il tasso di espansione economica dell’eurozona ha segnato un aumento all’inizio del terzo trimestre dell’anno. Lo ha registrato l’Indice Markit Pmi della produzione nell’Eeurozona che con il 53,2 di luglio ha toccato un record su sei mesi, superando la precedente stima flash di 52,9 e il 53,1 di giugno. Sopra quota 50 l’indice segnala espansione economica. Sono ben 37 i mesi consecutivi in cui l'indice segna un’espansione.
Il tasso di incremento della produzione manifatturiera si è stabilizzato sul record di giugno mentre la crescita del settore terziario è leggermente migliorata, rimanendo però meno dinamica rispetto al manifatturiero.

Sebbene gli ultimi dati abbiano segnalato un tasso di espansione stabile e forte, i dati nazionali ci suggeriscono però un incremento disomogeneo nei 19 paesi dell’eurozona.
La crescita media è stata principalmente sostenuta dal forte tasso di espansione tedesco ( 55,3), il più dinamico dell’anno in corso. I tassi di incremento in Italia (52,2) e Spagna (53,7) sono risultati moderati, mentre la Francia (50,1)ha continuato a segnare valori molto vicini alla stagnazione.
«Il gradito rialzo del Pmi finale ha fornito un’immagine leggermente migliore di quella descritta dalla precedente stima flash, ed è quantomai incoraggiante poiché indica che in generale il voto inglese su Brexit non ha avuto un grosso impatto sull’eurozona», ha affermato Chris Williamson, capo economista presso Markit.
Eppure, all’inizio del terzo trimestre, l’indagine indica soltanto un modesto 0,3% di crescita su base trimestrale. E’ inevitabile che un incremento ancora poco robusto alimenti ipotesi su come e quando la Banca centrale europea possa intervenire per incentivare ulteriormente la crescita dell’eurozona.

«La ripresa è stata guidata dalla performance della Germania, - ha spiegato Chris Williamson - che ha registrato un tasso di espansione di 0,5. Continua, tuttavia, la stagnazione della Francia, che sta agendo da motore frenante per l’intera regione. Anche in Spagna e Italia la crescita rallenta,segnalando quanto l’incertezza politica in entrambi i casi influisca negativamente sul business. Se in Spagna il tasso di espansione è leggermente rallentato a 0,6%, in Italia ha faticosamente raggiunto lo 0,2%», ha spiegato il capo economista di Markit.
Le notizie più confortanti arrivano da una forte spinta al rialzo dei livelli occupazionali, a tassi mai superati dal febbraio 2008. «Questa ondata positiva di assunzioni indica che le aziende dell’eurozona hanno acquisito la fiducia necessaria in una ripresa duratura ed in grado di sostenere capacità produttive in progressivo aumento. Ma - ha ricordato Williamson - se in Spagna e in Italia la crescita continuerà a indebolirsi, l’ondata al rialzo dell'occupazione verrà inevitabilmente messa sotto pressione».
Insomma bene per ora rispetto a Brexit ma l’Eurozona non può abbassare la guardia.

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