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Pakistan, kamikaze contro gli avvocati

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Pakistan, kamikaze contro gli avvocati

Il teatro della strage, un ospedale. L’obiettivo, un gruppo di avvocati. Oltre 70 persone sono morte e un centinaio sono rimaste ferite in un attentato a Quetta in Pakistan. Spietate le modalità dell’attacco. Prima l’esecuzione del presidente dell’associazione degli avvocati del Belucistan, Bilal Kasi, freddato a colpi di arma da fuoco in strada, mentre raggiungeva il proprio ufficio. Poi l’attentato suicida nell’ospedale dove il corpo senza vita del legale era stato appena portato. Lì si era riunito spontaneamente un centinaio di avvocati, per portare l’ultimo saluto al collega e per manifestare contro il suo assassinio.

Secondo la ricostruzione delle forze di polizia, un kamikaze con addosso almeno dieci chili di esplosivo si è fatto saltare all’ingresso dell’ospedale. Gran parte delle vittime sono proprio avvocati. L’azione è stata rivendicata da Jumaat ul Ahrar (Jua), un gruppo che si è separato dai talebani del Tehrik e Taliban Pakistan (Ttp) e ha dichiarato la propria fedeltà all’Isis. In un comunicato diffuso dalla sua sezione «media», Jamaat ul Ahrar ha ricostruito la dinamica dell’attentato, affermando che i suoi combattenti hanno, in un primo momento, preso di mira il presidente dell’associazione avvocati. Poi, quando i legali si sono riuniti per protestare, è scattato l’attacco suicida. «Accettiamo la responsabilità e promettiamo che attacchi di questo tipo continueranno fino all’applicazione della sharia islamica», recita la nota. Sulla rivendicazione non sono però state ancora fatte verifiche indipendenti.

Il primo ministro del Pakistan, Nawaz Sharif, ha condannato l’attentato e ha raggiunto Quetta, per incontrare i feriti: «A nessuno sarà permesso di distruggere la pace nella provincia, ripristinata grazie agli innumerevoli sacrifici delle forze di sicurezza, della polizia e degli abitanti del Belucistan».

Non è la prima volta che gli avvocati pakistani, considerati una parte importante della società civile, finiscono nel mirino nella provincia del Belucistan. L’ultimo attacco in ordine di tempo risale a cinque giorni fa: il 3 agosto è stato ucciso in un agguato, sempre a Quetta, l’avvocato Jahanzeb Alvi. Dopo la sua uccisione, proprio Kasi aveva denunciato l’attacco. A giugno è stato assassinato, ancora a Quetta, il rettore della facoltà di legge dell’Università del Beluchistan, Amanullah Achakzai.

Al confine con Iran e Afghanistan, ricco di petrolio e gas, il Belucistan, la provincia più estesa del Pakistan, è stato negli anni teatro di violenze e scontri confessionali, omicidi mirati e attacchi di gruppi separatisti. Qui sono ancora attivi gruppi legati alla rete di al-Qaeda. Nel capoluogo Quetta, dove si troverebbe la cupola del movimento talebano, si sono registrati per lo più attacchi di natura confessionale, spesso ai danni della minoranza sciita degli hazara.

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