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A Tokyo il testimone passa agli stimoli fiscali

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Asia e Oceania

A Tokyo il testimone passa agli stimoli fiscali

  • –Stefano Carrer

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Una importante indicazione sulla tendenza congiunturale a Ferragosto, lo scioglimento di una grande incognita sulla strategia monetaria alla fine dell’estate e una spinta in autunno con l’approvazione parlamentare di una robusta manovra di sostegno fiscale: la terza economia mondiale, il Giappone, appare in una fase di indebolimento che dovrebbe preludere a una discreta ripresa con il passaggio del “testimone” dalla politica monetaria agli stimoli fiscali nell’ennesimo tentativo di rilancio.

La congiuntura

Il 15 agosto saranno rilasciati i dati sul Pil giapponese del secondo trimestre, che si preannuncia in rallentamento a causa della debolezza dei consumi interni e di un calo delle esportazioni. Secondo un sondaggio Reuters, l’economia dovrebbe esser cresciuta a un tasso annualizzato dello 0,7% tra aprile e giugno - contro il +1,9% annualizzato del primo trimestre – pari a una espansione limitata a +0,2% sul trimestre precedente (dal +0,5% dei primi tre mesi dell’anno). Di recente il governo stesso ha abbassato le sue previsioni sul Pil nell’anno fiscale in corso a un +0,9 rispetto alla stima di +1,7% rilasciata a gennaio: una revisione, però, dovuta soprattutto al rinvio di 30 mesi del previsto rialzo al 10% dell’Iva, che avrebbe dovuto scattare il primo aprile 2017 e “gonfiare” i consumi del primo trimestre 2017 (con una corsa preventiva dei consumatori agli acquisti prima dell’inevitabile recessione). Anche le stime sull’inflazione sono state riviste all’ingiù (da +1,2% a +0,4%) e appaiono ancora piuttosto ottimiste: accade regolarmente che governo e banca centrale abbassino le loro stime iniziali su crescita e prezzi.

Miglioramenti?

Negli ambienti dell’esecutivo continuano a sottolineare gli indicatori che vanno meglio, come il fatto che la disoccupazione sia scesa al 3,1% (ai minimi da 25 anni) e la disponibilità di posti di lavoro si attesti ai massimi dal 1991, con una offerta di 137 posizioni per ogni 100 richieste. Gli analisti sottolineano, però, che l’irrigidimento del mercato del lavoro non è un effetto dell’Abenomics, ma di trend sostanzialmente negativi: il pensionamento di massa dei baby-boomers - in assenza di immigrazione e nel contesto del calo della popolazione – porta a una riduzione della forza-lavoro complessiva. Chi si ritira tende a essere sostituito da posizioni «non –regolari» (con minori benefit). Si è creato un mercato di lavoro a doppio binario – tra posizioni permanenti e temporanee – che contribuisce a far sì che il monte-salari complessivo non aumenti e gli stessi stipendi non crescano, a detrimento dei consumi. Come promesso per vincere le recenti elezioni, il governo Abe ora preannuncia rettifiche («parità di retribuzione a parità di lavoro») , con la creazione di uno speciale ministero per le questioni del mercato del lavoro.

Un altro dato recente in teoria invidiabile riguarda il surplus delle partite correnti, che nel primo semestre ha superato per la prima volta da 8 anni i 10mila miliardi di yen attestandosi a 10.625 miliardi (+31,3%), grazie a una bilancia commerciale passata dal rosso a un avanzo di 2.354 miliardi di yen: primo surplus nel commercio di beni in 10 semestri. Anche in questo caso, c’è un problema: il miglioramento è dovuto al forte calo dell’import (-17,8%) in relazione al cedimento dei prezzi petroliferi e non a un aumento dell’export, che è anzi diminuito del 10,8%.

La manovra

Tra crescita anemica e ritorno di pressioni deflazionistiche, l’Abenomics ha chiaramente bisogno di una «rimessa a punto», secondo l’espressione utilizzata nell’ultimo rapporto-Paese del Fondo Monetario. La risposta del premier Abe è stata che l’Abenomics funziona ma è penalizzata da fattori esterni come il rallentamento dei mercati emergenti (Cina in testa), l’effetto-Brexit e il rialzo dello yen: un rilancio della spesa pubblica è dunque necessario. I mercati non sono stati impressionati dall’annuncio enfatico di una manovra di stimoli dal valore totale di 28mila miliardi di yen. Un calcolo che comprende investimenti privati agevolati che arriveranno anche tra vent’anni, ad esempio quelli per “accorciare” di otto anni (dal 2045 al 2037) il completamento della linea superveloce Maglev tra Tokyo e Osaka. Il budget statale addizionale in vista sarà molto minore, a causa delle costrizioni imposte dall’enorme debito pubblico, salito a fine giugno alla cifra di 1.053.470 miliardi di yen, circa 10.400 miliardi di dollari (pari a più del doppio del Pil di 500.400 miliardi di yen dell’anno fiscale concluso a marzo). La ricetta Abe ha aspetti tradizionali come un’enfasi sulle infrastrutture, ma prevede anche un po’ di “helicopter money” a sostegno dei consumi, con un bonus di 15mila yen a 22 milioni di cittadini a bassi redditi.

L’incognita BoJ

Di “denaro dall’elicottero” si era parlato nelle ultime settimane come una opzione per la Banca del Giappone (BoJ), magari sotto forma di sottoscrizione di bond perpetui zero-coupon. Ipotesi sempre smentite che non si sono materializzate: la BoJ ha preferito da ultimo limitarsi a una misura di sostegno alla Borsa come il raddoppio degli acquisti di Etf. La politica monetaria ultraespansiva introdotto nell’aprile di tre anni fa, ha però annunciato la banca centrale, sarà sottoposta a una accurata valutazione complessiva in tempo per il prossimo board del 20-21 settembre. Tutti stanno tirando a indovinare cosa voglia dire. Per alcuni, la BoJ potrebbe rilanciare con mosse ancora più espansive. Per altri, non è escluso l’avvio di una “exit strategy”, con una riduzione degli acquisti di bond. Pare da escludere che i tassi siano portati in territorio ulteriormente negativo, dopo che questa strategia introdotta a febbraio non ha dato i risultati sperati e ha fatto infuriare le grandi banche. Così c’è già chi – come SMBC Friend Securities - invita ad abbassare le aspettative, sostenendo che il mese prossimo la BoJ non farà nulla, visto che la politica monetaria ha raggiunto i suoi limiti e tocca alla leva fiscale dare di sproni all’economia.

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