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La Turchia annuncia 38mila scarcerazioni: serve posto per i golpisti…

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dopo il fallito colpo di stato

La Turchia annuncia 38mila scarcerazioni: serve posto per i golpisti arrestati

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Il governo turco ha varato un decreto per rilasciare circa 38mila detenuti, presumibilmente - secondo i media - per far spazio nelle carceri del Paese alle circa 35mila persone arrestate nell’ambito delle indagini sul tentato colpo di Stato dello scorso 15 luglio. Il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, ha spiegato in un tweet che non si tratta di unamnistia ma di un rilascio condizionato. La misura esclude i detenuti colpevoli di omicidio, violenza domestica, abusi sessuali o reati contro lo Stato.

Sono più di duemila soltanto i poliziotti rimossi dall’incarico con l’accusa di aver avuto un ruolo nel tentato golpe del 15 luglio, come prevedono due decreti resi attuativi in base alle regole dello stato d’emergenza in vigore in Turchia. Rimossi anche centinaia di membri delle Forze Armate e dell’Ente turco per le tecnologie dell'informazione (Btk) per legami con l'imam Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere la mente del golpe. I decreti, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, prevedono anche la decisione di chiudere l’autorità turca per le Telecomunicazioni (Tib) e la nomina del capo delle Forze Armate da parte del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Ieri sono stati inoltre chiesti due ergastoli aggravati e 1900 anni aggiuntivi di pena carceraria per Fethullah Gulen dalla Procura generale di Usak, nel testo di accusa di 2.527 pagine accolto dal tribunale. Nel documento, frutto di un’inchiesta avviata nel settembre 2015 dalla magistratura sul braccio finanziario dell' «organizzazione terroristica Fethullah Gulen» (Feto), le accuse elencate sono «fondare e gestire un’organizzazione terroristica armata», «finanziamento del terrorismo», «tentativo di cambiare l'ordinamento costituzionale», «tentare di rovesciare il Governo» e «truffa aggravata». Sui complessivi 111 imputati coinvolti nel processo solo 13 risultano in stato di arresto. Ma l’imputato numero uno è naturalmente Gulen, leader dell’omonimo movimento, noto anche come Hizmet.

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