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Teheran offre una base aerea a Putin

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Teheran offre una base aerea a Putin

Quasi a un anno dall’inizio, nel settembre 2015, la campagna militare di Vladimir Putin in Siria entra a sorpresa in una nuova fase, intensificandosi. Da ieri i jet di Mosca decollano dall’Iran, dalla base di Hamadan, per andare a colpire i miliziani dello Stato Islamico e di altri gruppi terroristici.

Se i russi avevano fatto presente agli Stati Uniti l’intenzione di far decollare i propri aerei dall’Iran invece che dalle più lontane basi russe o da Hmeymim, l’aerodromo gestito da Mosca nella Siria orientale, il dispiegamento ad Hamadan è avvenuto molto rapidamente, spiegano fonti americane. E non ha precedenti nella storia recente dell’Iran, a dimostrazione della solidità dell’alleanza tra Mosca e Teheran e della posizione di forza che Putin sta assumendo nello scenario siriano, sottolineando nello stesso tempo agli altri attori in campo - a partire da Turchia e Stati Uniti - l’inevitabilità del coinvolgimento dell’Iran. Se Mosca mette l’accento sull’obiettivo di sconfiggere Isis e terrorismo, il suo intervento a fianco di Damasco ha rovesciato gli equilibri della guerra civile in corso, a favore di Bashar Assad.

Bombardieri a lungo raggio Tupolev Tu-22 M3 e caccia Sukhoj Su-34 hanno colpito i loro obiettivi - militanti dell’Isis e di Jabhat al-Nustra - in tre province della Siria settentrionale e orientale: Aleppo, Deir Ezzor e Idlib. Distrutti - secondo quanto riferito dal ministero russo della Difesa - cinque grossi depositi di munizioni, campi di addestramento e tre posti di comando. L’utilizzo della base iraniana, ha dichiarato da Mosca l’ammiraglio Vladimir Komojedov, contribuirà a ridurre i costi della campagna siriana.

Lunedì il ministro russo della Difesa Serghej Shoigu aveva espresso ottimismo sull’andamento dei negoziati con gli Usa per pacificare almeno Aleppo. Progressi su cui invece Washington mostra prudenza: la possibilità di un coordinamento degli attacchi contro i gruppi terroristici - proposta il mese scorso a Putin da John Kerry, segretario di Stato americano - si scontra con divergenze sugli obiettivi da colpire, e sul ruolo che il Cremlino continua ad attribuire ad Assad.

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