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Banche europee, persi 180 miliardi da inizio anno

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Banche europee, persi 180 miliardi da inizio anno

  • –Andrea Franceschi

I conti correnti a costo zero, che molte banche in tutta Europa hanno introdotto da anni per attirare nuovi clienti, potrebbero essere un ricordo del passato per milioni di correntisti di Postbank. La controllata del colosso tedesco Deutsche Bank ha infatti deciso di introdurre un canone da 3,9 euro al mese su tutti i conti finora gratuiti a meno che il cliente non abbia un flusso di denaro in entrata di almeno tremila euro al mese. La notizia è l’ennesima testimonianza di quanto sia diventato arduo per le banche fare margini nell’era dei tassi negativi. Parcheggiare la liquidità nei forzieri Bce costa lo 0,4% e molti degli oltre 13mila miliardi di dollari di titoli con tassi negativi rendono addirittura meno. In questo contesto può capitare addirittura che gli istituti - come ha raccontato giorni fa il Financial Times - prendano in considerazione l’ipotesi di depositare ingenti quantitativi di denaro contante in depositi per evitare di far fronte all’erosione di valore derivante dai tassi negativi.

Il problema della redditività sempre più scarsa si va a sommare a quello dei requisiti di capitale da rispettare per stare nei paletti della vigilanza unica europea. Accantonare fondi per far fronte a possibili futuri shock esterni è l’imperativo per tutte.

Le 51 banche europee sottoposte agli stress test dell’Eba hanno messo da parte ben 180 miliardi di euro di CET1 tra il 2013 e il 2015. Coincidenza vuole che le quotate che fanno parte di questo gruppo abbiano perso esattamente la stessa cifra in termini di capitalizzazione bruciata in Borsa da inizio anno. I risultati degli stress test, che pure secondo Standard & Poor’s hanno aumentato di molto la capacità di resistere agli shock da parte del settore, non hanno spinto gli investitori a riposizionarsi sullo scontatissimo settore bancario. Dal 29 luglio, giorno della pubblicazione dei test, la performance dell’indice settoriale bancario europeo (-0,5%) è stata in linea con quella dell’indice europeo Stoxx 600. Quella dell’indice bancario italiano (-4% nelle ultime tre settimane) si è confermata peggiore rispetto al resto del comparto. E i ribassi violenti, che sono tornati ad abbattersi ieri sulle azioni delle banche italiane, dimostrano che il peggio non è ancora alle spalle. Dal giorno dello stress test quasi tutti i principali istituti di credito italiani hanno registrato ribassi. Il più pesante è stato quello sul Monte Paschi, tra le banche uscite peggio dai test, che ieri ha perso il 2,55% con una perdita del 29% in queste ultime tre settimane. Anche l’altra banca uscita male dagli stress test, Unicredit, ha perso molto (-6,7% dal giorno dei test). Ribassi considerevoli si sono registrati anche su banche che hanno avuto risultati migliori come Ubi (ieri in calo del 4,89% e -20% dal giorno degli stress test) o Banco Popolare (-4,86% ieri e -13% dal giorno dei test). Nel suo complesso il settore bancario italiano ha perso circa un miliardo di capitalizzazione per un valore di mercato complessivo che si aggira sui 61 miliardi di euro. Per dare un ordine di grandezza la sola Intesa Sanpaolo la scorsa estate arrivò a capitalizzarne 59.

Tra le straniere in queste settimane sono andate male in particolare la spagnola Banco Popular (-8% dal giorno dei test) che è quella che ha maggiori problemi di crediti deteriorati e infatti è uscita malconcia dagli stress test. Hanno tenuto in qualche modo le tedesche Deutsche Bank (+2,28%) e Commerzbank (-2,9%) che tuttavia avevano già scontato molto nei mesi precedenti con ribassi da inizio anno superiori al 40 per cento. In questo 2016 solo due delle banche sottoposte ai test dell’Eba mostrano performance positive: l’ungherese Otp (+19,8%) e la britannica Hsbc (+1,42%).

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