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Libia, Tobruk boccia il governo Serraj

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Medio Oriente

Libia, Tobruk boccia il governo Serraj

Il Parlamento di Tobruk ha bocciato il Governo libico di unità nazionale del premier Fayez al Serraj, sostenuto dalle Nazioni Unite. Su 101 membri presenti in Aula, 61 si sono espressi contro la fiducia, 39 si sono astenuti e soltanto uno ha votato a favore.

Il Governo di unità nazionale, che ha sede a Tripoli, è stato nominato dal Consiglio presidenziale libico, a sua volta nato dagli accordi firmati a Skhirat, in Marocco, il 17 dicembre 2015, tra diverse fazioni armate.

Da allora il Parlamento libico, che ha sede a Tobruk ed è riconosciuto dalla comunità internazionale, non è riuscito a votare la fiducia ai ministri del nuovo Esecutivo, nonostante oltre 100 deputati su 200 abbiano firmato nei mesi scorsi un documento a sostegno del premier Serraj. Ad opporsi sono i fedeli al presidente del Parlamento, Aguila Saleh, al generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), e all’entità governativa libica nell’Est, non riconosciuta e guidata da Abdullah al Thani, che si riunisce ad al Bayda, piccola città a metà strada fra Tobruk e Bengasi.

Il presidente egiziano Abdel Fattah Sisi ha confermato l’appoggio al Parlamento di Tobruk e al generale Haftar in un’intervista ai principali quotidiani del Paese, pubblicata ieri. «I libici siano tranquilli perché l’esercito egiziano fa fronte a qualsiasi pericolo dalla caduta di Gheddafi a oggi», ha detto Sisi.

È la seconda volta che il Parlamento di Tobruk rifiuta di votare la fiducia a Serraj. La prima era stata a gennaio, quando però non era nemmeno stato raggiunto il quorum necessario.

Non sono chiare le conseguenze della sfiducia espressa ieri, alcuni giuristi sostengono che il Governo nominato dal Consiglio presidenziale sia da ritenersi automaticamente sciolto. Ma esistono opinioni differenti. Anche la validità del voto di ieri è stata subito contestata dai sostenitori di Serraj. Lo stesso Consiglio presidenziale è spaccato, con due membri fedeli al Parlamento di Tobruk che si rifiutano di partecipare alle sue riunioni.

La Libia è divisa tra Parlamenti e Governi rivali, ciascuno appoggiato da alleanze tra milizie e tribù. A dicembre, le Nazioni Unite sono riuscite a negoziare un accordo tra le fazioni per la creazione di un Governo unitario guidato da Serraj.

Le cancellerie occidentali sperano che il Governo di unità nazionale possa colmare il vuoto di potere che si è determinato in Libia dopo la caduta di Gheddafi, lasciando il Paese nel caos, e che possa quindi far ripartire la produzione di petrolio oltre che frenare il flusso di migranti che dalle coste libiche si riversano sull’Europa attraverso le rotte del Mediterraneo.

Nelle ultime settimane, le forze allineate con Serraj, grazie anche al sostegno dell’aviazione statunitense, hanno riconquistato gran parte della città di Sirte, ultima roccaforte dei jihadisti dell’Isis nel Paese. I combattimenti continuano edificio per edificio. Ieri è stato preso il controllo di un edificio della sicurezza interna, usato come prigione dall’Isis. Tuttavia, 12 combattenti sono morti e altri 85 sono rimasti feriti negli scontri, stando a quanto riportato dall’ospedale di Misurata, dove ha sede il comando delle operazioni. Il bilancio complessivo delle vittime, dall’inizio dell'offensiva a Sirte, lo scorso maggio, è di oltre 350 morti e quasi 2mila feriti.

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