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Raid turchi in Siria, Erdogan in tv: «è autodifesa»

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offensiva contro isis

Raid turchi in Siria, Erdogan in tv: «è autodifesa»

Stretta di mano fra Putin ed Erdogan
Stretta di mano fra Putin ed Erdogan

Con la sua tipica spregiudicatezza, il presidente turco Erdogan spiega perché attacca adesso la Siria: perché la Turchia, dice, è esposta alle minacce terroristiche di Isis e PYD, il partito curdo. Nessuno in questo momento in Turchia - dopo gli arresti di giornalisti e professori universitari e soprattutto dopo il fallito colpo di Stato dello scorso 15 luglio che ha annichilito l’opposizione interna - può obiettare che la famiglia Erdogan è stata da più parti accusata di finanziare l’Isis in chiave anti-curda. La Turchia ha lanciato l'offensiva di stamane sulla città siriana di Jarablus, in mano all'Isis, per difendersi dagli attacchi al suo territorio, dice Erdogan in un discorso trasmesso in diretta dalla Tv panaraba Al Jazeera. «Il troppo è troppo - ha aggiunto Erdogan - ogni popolo ha diritto a difendersi, e non ci importa quello che dicono della Turchia».

Nel risiko mediorientale, dunque, dopo la stretta di mano Putin-Erdogan di inizio agosto, la Turchia interviene a pochi giorni dai raid russi sulla Siria lanciati dall’Iran, nemico giurato di Erdogan. E nel giorno in cui il vicepresidente americano Biden visita il parlamento di Akara.

L’esercito turco è infatti impegnato in un'operazione contro i jihadisti del sedicente Stato Islamico (Is o Daesh, in arabo) nella città di Jarabulus, nel nord della Siria, lungo il confine con la Turchia. I jet turchi hanno effettuato raid aerei, riferiscono i media ufficiali turchi affermando che le azioni militari rientrano in un'operazione congiunta con la coalizione anti-Is a guida Usa. L'obiettivo, si legge in una nota diffusa dal governo di Ankara, «è ripulire il distretto di Jarabulus, nella provincia di Aleppo, dalla presenza di elementi dell'organizzazione terroristica Daesh».

«La Turchia è nel pantano siriano. Sarà sconfitta come Daesh (l'Isis)»: così su Twitter il leader dei curdi siriani del Pyd, Saleh Moslem, sull'offensiva lanciata da Ankara per strappare al Califfato la cittadina siriana di confine di Jarablus ma anche per frenare l'avanzata dei curdi a ovest del fiume Eufrate.

La Bbc riferisce di pesanti bombardamenti contro obiettivi dell'Is e di spostamenti di carri armati lungo la frontiera turco-siriana con tank che hanno aperto il fuoco oltreconfine. Secondo la stessa emittente, unità delle forze speciali turche sono già in territorio siriano nell'ambito dell'operazione contro l'Is a Jarabulus.

I militari turchi hanno fatto sapere che l'artiglieria ha colpito 63 obiettivi in circa due ore e che poi sono stati effettuati raid aerei. Fonti militari citate dal sito web del giornale turco Hurriyet riferiscono di almeno 12 obiettivi distrutti nei raid e di altri 70 distrutti dall'artiglieria.

Fonti militari turche, citate da Hurriyet, riferiscono che sarebbero già circa 5 mila i ribelli dell'Esercito siriano libero (Esl) entrati stamani in Siria dalla Turchia insieme all'esercito di Ankara e impegnati nell'offensiva verso Jarablus.
Tra i gruppi ribelli coinvolti, ci sarebbero i turcomanni della Brigata del Sultano Murat, diversi gruppi anti-Assad provenienti dalla zona di Aleppo e anche gli islamisti ultraconservatori di Ahrar al Sham.

Ieri le autorità turche hanno invitato gli abitanti della città frontaliera di Karkamis a lasciare la città per motivi di sicurezza. E il capo della diplomazia di Ankara, Mevlut Cavusoglu, ha affermato che la Turchia assicurerà «ogni sorta» di supporto a un'operazione nell'area di Jarabulus. Ankara, che negli ultimi giorni ha bombardato anche postazioni delle milizie curde Ypg (sostenute dagli Usa in funzione anti-Is), vuole impedire che le forze curde conquistino questa città.

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