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«Cina, più investimenti per crescere»

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Asia e Oceania

«Cina, più investimenti per crescere»

  • –Isabella Bufacchi

CERNOBBIO

«La Cina centrerà il suo obiettivo di crescita annua al 6,5% e anche di più nei prossimi cinque anni». Se oltre ai numeri, alle statistiche, se oltre alle tesi da studioso e le argomentazioni da economista conta anche il tono, allora Justin Lin le ha tutte per essere convincente su un terreno scivoloso come quello della crescita cinese. È considerato uno dei massimi esperti di economia cinese, al netto della sua vena patriottica.La Cina non cresce al 4% come temuto in Occidente, assicura, non è in recessione: il debito/Pil cinese è basso mentre è alto il risparmio in termini di Pil. E i problemi strutturali sono dovuti alla transizione da un’economia trainata dalle esportazioni a una basata sulla domanda interna.

È vero che la Cina cresce al 4%? Che rischia la recessione, mascherata dalle statistiche ufficiali?

No, non è in recessione. Il dato del primo semestre di quest’anno è il 6,7% e sono convinto che riusciremo a centrare l’obiettivo del 6,5% e oltre, nei prossimi cinque anni. Il rallentamento c’è stato, indiscutibilmente: l’anno scorso il 6,9% è stato il più basso dal 1990. E posso aggiungere che questo rallentamento, così lungo da quando è iniziata la riforma nel 1979. Cresciamo meno per motivi “normali”, fattori esterni (le economie più avanzate crescono meno), per motivi ciclici e anche per problemi strutturali interni come è normale che sia quando avviene il passaggio da un’economia trainata dalle esportazioni a una crescita sostenuta dalla domanda interna. Russia e India stanno rallentando per cause esterne e cicliche: è normale.

Altri trend non fanno stare tranquilli: il leverage delle imprese private è altissimo al 171% del Pil e in aumento. Si temono default importanti delle società possedute dallo Stato. Il sistema bancario scricchiola?

Il corporate leverage è alto ma non è il più alto del mondo. E’ soprattutto nei settori delle costruzioni, acciaio, cemento, vetro, per capacità produttiva in eccesso. Ma il governo è consapevole di questo . Inoltre la Cina è bancocentrica, l’economia dipende più dalle banche che non dal mercato dei capitali, dall’equity: e quando c’è più credito bancario, il leverage sale, è normale. L’importante è continuare a crescere al 6,5% annuo: un rallentamento peggiore potrebbe esasperare il problema del debito privato.

E cosa dire del debito pubblico? Il dato ufficiale è basso ma i finanziamenti di natura pubblica vengono nascosti?

Il debito pubblico complessivo, compreso quello degli enti locali, orbita attorno al 57%. È basso e questo ci consente di aumentare gli investimenti pubblici per sostenere la crescita. C’è spazio.

Più investimenti? Ma l’economia cinese non è già drogata da un eccesso di investimento pubblico?

No, non sono d’accordo. Le nostre esportazioni si sono contratte molto: siamo passati da un tasso di crescita annuo medio del 16,4% negli ultimi 30 anni al -2,8% l’anno scorso e nel primo semestre di quest’anno siamo a -7,7%. Questo è dovuto al rallentamento delle economie ad alto reddito, dopo la Grande Recessione, che ha avuto un impatto sui Paesi in via di sviluppo. Così la Cina deve aumentare la domanda interna: per fare questo ha bisogno di crescere, di aumentare l’occupazion e il reddito disponibile, i consumi.

E dove andrà l’aumento degli investimenti pubblici e privati?

La Cina è uno Stato emergente e ha ampi spazi in tal senso: più investimenti nelle infrastrutture, nell’ambiente e nell’urbanizzazione. Abbiamo le più elevate riserve ufficiali al mondo, 3,2 mila miliardi di dollari.

E qual è il contributo della Cina per la crescita globale? Cosa direte al G20 in Hangzhou?

Il mondo ha bisogno di idee e di leadership. Occorre sì maggiore cooperazione e coordinamento tra gli Stati, direi nel potenziamento degli investimenti nelle infrastrutture. È quel che serve anche ai Paesi che, come l’Italia, devono fare le riforme strutturali, che andrebbero introdotte in contemporanea alla svalutazione competitiva per aumentare le esportazioni ma questo nonsi può più fare e allora bisogna incrementare gli investimenti nelle infrastrutture, in Italia, in tutto il mondo.

.@isa_bufacchi

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

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