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Merkel, prova del fuoco a Est contro la destra anti-immigrati

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ELEZIONI IN MECLEMBURGO-POMERANIA

Merkel, prova del fuoco a Est contro la destra anti-immigrati

Afp
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FRANCOFORTE - In uno degli Stati tedeschi che hanno ricevuto il minor numero di rifugiati, il Meclemburgo-Pomerania, il voto regionale di oggi è diventato una sorta di referendum sulla politica di Angela Merkel di apertura ai profughi, che l’anno scorso ha portato in Germania oltre un milione di persone. E anche se il test elettorale è numericamente minuscolo (il Land ha un milione e mezzo di abitanti su 80 milioni in tutto il Paese), la presenza del collegio del cancelliere a Straslund, e il fatto che il voto si celebri nell’esatto anniversario della sua proclamazione “Wir schaffen das”, “Ce la possiamo fare” a risolvere il problema dei rifugiati, gli attribuisce un significato ben più che simbolico.

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I risultati dei primi 4 partiti il 4 settembre 2016 a confronto con le elezioni del 2011 
IL CALO DELLA CDU NEI LÄNDER
Confronto tra le elezioni del 2016 e del 2011. Valori %

Il Meclemburgo, che faceva parte della Repubblica democratica tedesca, è uno Stato agricolo con una costa punteggiata di località balneari amate dai tedeschi dell’est e un’area depressa soprattutto nella parte orientale. Nel giugno del 2007, la signora Merkel portò qui i leader del G-8 a godersi il vento gelido del Baltico a Heiligendamm. Oggi, nonostante siano approdati sul suo territorio solo 23mila rifugiati, il Meclemburgo è attanagliato dalla paura dell’invasione islamica. Il partito anti-immigrati AfD è dato dai sondaggi al 23% (a marzo ha preso il 24 nella vicina Sassonia-Anhalt), probabilmente davanti alla Cdu del cancelliere, che subirebbe una mazzata di portata storica, ma addirittura con qualche chance di superare i socialdemocratici della Spd e diventare il primo partito nell’assemblea regionale.

Localmente, è guidato da un ex presentatore radiofonico, Leif-Erik Holm, dai toni meno stridenti dei leader nazionali del partito, ma gode del supporto travasato dai neonazisti della Npd, che qui hanno da sempre una roccaforte a Rostock, la città principale del Land. Il resto è una trasfusione di voti dalla Cdu, ma anche dalla Spd e dalla sinistra della Linke.

L’affermazione dell’AfD in Meclemburgo può avere un impatto psicologico a livello nazionale anzi tutto sullo stesso partito della signora Merkel, dove qualcuno potrebbe cominciare a interrogarsi se il suo nome non possa diventare una zavorra elettorale invece del consueto collettore di voti. Il blocco degli arrivi dei rifugiati dopo la chiusura della rotta balcanica e l’accordo con la Turchia non ha arrestato, come si pensava, il calo della popolarità del cancelliere, scivolata al 45%, il minimo degli ultimi 5 anni. Metà dei tedeschi interpellati da un recente sondaggio ritiene che non dovrebbe ripresentarsi alle elezioni politiche dell’anno prossimo per ottenere un quarto mandato. Le aggressioni sessuali di massa del Capodanno a Colonia, e gli attentati in sequenza a luglio che hanno diffuso il timore che con i rifugiati siano entrati nel Paese anche terroristi, hanno spezzato la fiducia, finora indefettibile, dell’elettorato, nel fatto che la signora Merkel sapesse agire sempre per il bene della Germania.

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I risultati dei primi 4 partiti il 13 marzo 2016 a confronto con le elezioni del 2011

Come d’abitudine, il cancelliere ha dato una risposta misurata, non emotiva. «La Germania resterà la Germania», ha detto in questi giorni in risposta alle preoccupazioni che i nuovi arrivi possano snaturare i valori del Paese, mentre ha assicurato che i rifugiati non sottrarranno il sostegno del welfare ai cittadini tedeschi e ha enfatizzato i rimpatri per chi non ha diritto, più che l’accoglienza annunciata un anno fa. Intanto, si prepara in sordina alla ricandidatura: normalmente, l’annuncio arriverebbe a primavera, ma in questo caso il cancelliere ha fatto trapelare che la questione verrà risolta al congresso della Cdu di inizio dicembre, quando sarà in gioco la sua leadership. Alternative vere dentro il partito, salvo un tracollo di Angela Merkel, in giro non se ne vedono.

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Fuori, si agitano il leader dei cristiano-sociali bavaresi, Horst Seehofer, e quello della Spd, il vicecancelliere Sigmar Gabriel, che ha mescolato nella sua ultima uscita un inatteso scavalcamento a destra del cancelliere sull’immigrazione e l’anti-americanismo classico della sinistra tedesca. Nessuno dei due, da solo, ha molte chance di successo. Intanto, però, la signora Merkel dovrà dimostrare di saper digerire la presumibile sconfitta di domani e quella attesa fra due domeniche nel voto locale di Berlino.

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