Mondo

L’indiana Jindal in corsa per Ilva

  • Abbonati
  • Accedi
Asia e Oceania

L’indiana Jindal in corsa per Ilva

  • –di

AcciaItalia, la newco composta da Arvedi, Cassa depositi e prestiti e DelFin (la finanziaria di famiglia dell’imprenditore Leonardo Del Vecchio) che alla fine di giugno ha depositato un’offerta vincolante per rilevare gli asset di Ilva, si arricchisce di un nuovo partner. La multinazionale indiana Jindal ha presentato una manifestazione di interesse per l’ingresso nella società. La conferma arriva da diverse fonti industriali vicine alla cordata.

I tavoli di confronto tra il gruppo Arvedi, Cdp e DelFin da una parte, Jindal dall’altra, sono stati avviati da diverse settimane e sono già in fase piuttosto avanzata: nell’ultima riunione sono stati affrontati i dettagli del piano industriale.

Secondo le prime ricostruzioni il ruolo di Jindal non è necessariamente sostitutivo di quello del gruppo turco Erdemir, società che, dopo avere condiviso con gli altri partner un percorso comune, aveva annunciato, dopo una clamorosa frenata a trattative avanzate, l’intenzione di sciogliere le riserve sulla sua partecipazione alla compagine solo a novembre. Proprio nei giorni scorsi il ministro dell’Economia turco Nihat Zeybekci, in visita in Italia, aveva rassicurato sulle intenzioni di Erdemir (controllata dal fondo pensione delle Forze Armate turche) affermando che «per ora ci sono incontri tecnici, ma è chiaro che andare avanti in quest’operazione sarebbe un ottimo risultato».

A prescindere dalla presenza o meno di Erdemir, l’obiettivo è rafforzare il più possibile le competenze siderurgiche della cordata, creando un «nocciolo duro» di produttori che controlli almeno tra il 50 e il 60 per cento della compagine, che oggi vede nell’azionariato un ruolo predominante per Cassa depositi e prestiti (44,5%, con un ruolo di anchor investor in chiave di valorizzazione del settore e a tutela dell’indotto), seguita da DelFin (33,3%) e Arvedi (22,2%).

Jindal, secondo le prime ipotesi allo studio, potrebbe rilevare un 15-20% in assenza dei turchi, o una quota inferiore nel caso in cui anche Erdemir partecipi ad AcciaItalia. Le prime trattative, in corso, prevedono comunque anche una serie di opzioni call per i produttori interessati all’ingresso nella cordata. I soci non avrebbero preclusioni all’ingresso di nuovi partner: Jindal South West, guidata da Sajjan Jindal (anni fa aveva condotto una due diligence su Ilva ed aveva partecipato anche al bando per gli asset Lucchini) può rappresentare un partner importante in termini di competenze tecniche e posizionamento di mercato.

Il finanziamento del progetto di AcciaItalia prevede al momento l’emissione di un bond, cui saranno chiamate a partecipare le banche creditrici di Ilva. L’equity al momento vede Cdp presente con 400 milioni, 300-350 milioni è la quota di DelFin, mentre Arvedi metterà 80-100 milioni, con possibilità di salire ulteriormente.

Il presidente di AcciaItalia è Giovanni Arvedi. Oltre a lui siedono nel Consiglio di amministrazione un rappresentante di DelFin e, per Cdp, l’ex amministratore delegato di Acciai speciali Terni, Lucia Morselli.

Ora che è stata ammessa alla gara, AcciaItalia deve affrontare un inter complesso, che prevede pregiudizialmente l’esame dei piani ambientali da parte di un comitato di esperti nominato dal ministro dell’Ambiente: questo pool di tecnici, nominato lo scorso 18 luglio, ha 120 giorni di tempo dall’insediamento per formulare un giudizio. Le offerte economiche, associate ai piani ambientali, saranno valutate successivamente.

Oltre ad AcciaItalia, è in gara per gli asset Ilva anche la joint venture formata da ArcelorMittal (all’85%) e Marcegaglia (con il 15%). Il piano del sodalizio prevede di incrementare l’utilizzo degli impianti, portando la produzione annua di acciaio grezzo dagli attuali 4,8 milioni di tonnellate a oltre 6 milioni entro il 2020, matenendo operativi almeno tre altiforni.

© Riproduzione riservata