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Siria, ecco i punti chiave della fragile tregua

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L'Analisi|al via stasera il cessate il fuoco

Siria, ecco i punti chiave della fragile tregua

Dovrebbe entrare in vigore questa sera al tramonto la tregua in Siria messa a punto da Russia e Stati Uniti e che ha ottenuto il via libera di alcuni Paesi e organizzazioni coinvolti nel conflitto pur suscitando qualche perplessità. Innanzitutto è difficile però poter definire tregua un accordo che, ammesso che regga, non porterà la pace in Siria ma ridefinirà le alleanze e i nemici da combattere con l’obiettivo di far cessare le ostilità tra le truppe di Damasco e i ribelli cosiddetti “moderati” accentuando invece le operazioni militari contro le milizie jihadiste di Stato Islamico e Fronte Fateh al-Sham (ex Jabat al-Nusra). Formazione jihadista a cui però sono affiliate nella coalizione nota come Esercito della Conquista anche le milizie Salafite e dei Fratelli Musulmani sostenute da Arabia Saudita e Qatar.

Inoltre, in termini militari le formazioni jihadiste che resteranno estranee alla tregua controllano l’80 per cento dei territori siriani (esclusi quelli controllati dai curdi) oggi in mano ai ribelli: considerazione che limita l’estensione eventuale della tregua ad appena un 20 per cento dei territori oggi contesi tra le regioni settentrionali, l’area di Aleppo e quelle meridionali ai confini con la Giordania: aree controllate dall’Esercito Siriano Libero e da altre milizie filo occidentali.

I dettagli restano segreti per volontà di Mosca e Washington ma i punti fondanti dell’accordo prevedono:

- la sospensione del bombardamenti del regime di Damasco sulle aree controllate dall’opposizione “moderata”;

- l’impegno di regime e ribelli “moderati” ad astenersi da eventuali attacchi o dal tentare di conquistare terreno durante il cessate il fuoco;

- l’accesso senza ostacoli di aiuti umanitari alle zone assediate o isolate, inclusa Aleppo;

– la costituzione di un centro di coordinamento russo-americano per il controllo del rispetto della tregua.

Se i citati quattro punti verranno rispettati per una settimana, Stati Uniti e Russi potrebbero dare il via a azioni militari congiunte contro l’Isis e il Fronte Fateh al-Sham, compreso il coordinamento di attacchi aerei nelle zone delimitate ma senza coinvolgervi le forze siriane.

Gli obiettivi di questo accordo sono evidenti: spaccare le opposizioni armate per dare vita a un negoziato con laici e islamici moderati che porti a un’intesa con il regime e combattere al tempo stesso i movimenti jihadisti fino a cancellarli dalla Siria. Un obiettivo quest’ultimo che fino a ieri costituiva la priorità per le forze russe, intervenute un anno or sono nel conflitto al fianco delle forze di Assad, ma che in base a questo accordo sembra essere ora condiviso da Washington.

Ammesso che l’accordo si concretizzi, a far cambiare atteggiamento a un’Amministrazione Obama ormai agli sgoccioli può aver influito la necessità di conseguire qualche tangibile risultato dopo anni di incerta politica estera statunitense nella guerra ai jihadisti.

Sul fronte diplomatico come su quello militare Obama ha bisogno di un successo nella lotta allo Stato Islamico anche per aiutare Hillary Clinton a far fronte a Donald Trump che accusa il presidente e il suo entourage di non aver combattuto con determinazione i jihadisti.

Inoltre l’andamento del conflitto, che sta favorendo le truppe di Assad e i loro alleati russi, iraniani e sciti, lasciava poco margine di manovra a Washington per trovare un intesa che evitasse “l’estinzione” dei ribelli moderati e la vittoria dell’asse Mosca-Damasco-Teheran.

Probabilmente il conto di quest’intesa con la Russia di Vladimir Putin, (che paradossalmente viene indicata dai vertici statunitensi della Nato come la principale minaccia per l’Europa), Washington la pagherà nei rapporti con Arabia Saudita e Qatar che dopo aver investito decine di miliardi di dollari per portare la sharia in Siria e far cadere Bashar Assad vedono i loro miliziani minacciati da offensive congiunte russo-americane o costretti a staccarsi, in modo non certo indolore, dagli ex qaedisti del Fronte Fateh al-Sham indebolendo così le proprie posizioni.

L’accordo russo-americano è stato accolto positivamente dagli europei e accettato nei suoi termini da Damasco, dall’Iran (che raccomanda di non cedere nella lotta ai terroristi) dagli Hezbollah libanesi alleati di Assad e dalla Turchia (che però non si è impegnata a cessare le operazioni contro i curdi delle Forze di Difesa Popolare -YPG) mentre è significativo che non vi siano al momento reazioni da Riad e Doha.

“Il regime di Assad e la Russia non rispetteranno l’accordo”

Fares al-Buyush, portavoce dell’ESL (Esercito Siriano Libero) 

Scettico invece l’Esercito Siriano Libero, che raccoglie molte delle milizie moderate che dovrebbero trarre beneficio militare e credibilità politica dall’accordo.

Fares al-Buyush, portavoce dell’ESL, ha detto ieri a Sky Arabia di «non ritenere che questa sarà una grande occasione di successo per la pace in Siria perché il regime di Bashar al Assad e la Russia non rispetteranno l’accordo».

Intanto da quando nella notte tra venerdì e sabato è stato annunciato l’accordo tra Usa e Russia per una tregua, i bombardamenti aerei contro zone in mano ai ribelli hanno provocato la morte di oltre cento persone. È quanto ha riferito la Bbc citando fonti dell’opposizione. In particolare un attacco di sabato contro un mercato a Idlib ha causato 60 morti e 90 feriti, secondo un nuovo bilancio, mentre nella provincia di Aleppo sono morte altre 45 persone.

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