David Cameron lascia la politica: l’ex premier britannico ha annunciato oggi, a sorpresa, la sua decisione di dare le dimissioni da deputato con effetto immediato. Cameron, che aveva lasciato l’incarico di primo ministro dopo la vittoria di Brexit nel referendum di giugno, ha spiegato che non vuole diventare un problema per la nuova premier Theresa May, che sta facendo «un ottimo lavoro». Essere deputato è stato «un grande onore», ha spiegato, ma la sua presenza in Parlamento inevitabilmente sarebbe «una grande distrazione e un grande diversivo» che ostacolerebbe il lavoro del nuovo Governo.
Per un ex premier è impossibile essere un deputato qualunque, ha detto Cameron, che ha raccontato di avere passato l’estate a riflettere e di avere preso la decisione senza rimpianti e senza ripensamenti ma «con il cuore pesante». Esprimendo la speranza di costruirsi una nuova vita fuori dalla politica, Cameron ha detto che ha «solo 49 anni e voglia di fare qualcos’altro di significativo a livello locale, nazionale o internazionale».
La May è stata informata della decisione e si è mostrata «molto comprensiva», ha detto Cameron. La nuova premier, che era stata nominata ministro dell’Interno da Cameron, ha reso omaggio al suo predecessore, dichiarando che sotto la sua leadership «il partito ha fatto grandi cose: non solo ha stabilizzato l’economia ma ha anche promosso importanti riforme sociali. Lo ringrazio per tutto quello che ha fatto per il partito conservatore e sono orgogliosa di avere servito nel suo Governo».
In seguito alle dimissioni di Cameron dovrà tenersi una nuova elezione nella sua circoscrizione di Witney, che l’ex premier rappresenta dal 2001. Nelle elezioni del 2015 aveva ottenuto una maggioranza schiacciante di 25mila voti in una circoscrizione da decenni solidamente Tory.
Dopo quindici anni da deputato, undici anni da leader del partito conservatore e sei anni da premier, Cameron ha deciso di essere arrivato al capolinea. Un anno fa aveva trionfato alle elezioni, conquistando la maggioranza assoluta per il partito conservatore contro tutte le previsioni dei sondaggi. Sembrava destinato a un secondo mandato coronato da successi, ma la sua decisione di indire un referendum sulla Ue «per dare una voce agli elettori» ha avuto un effetto devastante sulla Gran Bretagna e sulla sua carriera politica.
Quando era stato eletto leader dei Tories nel 2005 aveva modernizzato e ringiovanito il partito, professando un interesse per l’ambiente e opinioni liberali su questioni etiche e sociali. Poche settimane fa, dopo le dimissioni da premier, a un giornalista che gli chiedeva di che cosa fosse più orgoglioso di tutto quanto era riuscito a fare come premier, Cameron non aveva esitato. «Avere permesso i matrimoni tra gay, - aveva risposto. – Spero di essere ricordato per questo». Invece Cameron sa che passerà alla storia come il leader che, pur involontariamente, ha portato la Gran Bretagna fuori dall’Unione europea.
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