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UniCredit e Mps sotto pressione con le banche

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UniCredit e Mps sotto pressione con le banche

  • –Carlo Festa

UniCredit torna a Piazza Affari ai valori di fine agosto in area 2,2 euro scontando la giornata negativa dei listini e soprattutto del comparto bancario (male in Borsa anche Mps, Intesa Sanpaolo e Banco Popolare) mentre l’attenzione del mercato resta puntata su due temi: i tempi e le dimensioni dell’aumento di capitale necessario e le dismissioni allo studio da parte dell’amministratore delegato Jean Pierre Mustier.

Sul primo fronte qualche incertezza riguarda la possibile sovrapposizione dell’operazione di ricapitalizzazione con quella del Monte dei Paschi di Siena che, con il cambio della guardia al vertice da definire in questi giorni, potrebbe anche slittare ai primissimi mesi del 2017. Una finestra simile a quella ipotizzabile per Unicredit che rilascerà il piano industriale a novembre.

Sulle dimensioni dell’aumento il range ipotizzato degli analisti è piuttosto ampio (addirittura dai 6 agli 8 miliardi di euro), anche perchè dipenderà dagli ulteriori interventi di rafforzamento allo studio: ma nei giorni scorsi l’indiscrezione del Financial Times secondo cui l'aumento potrebbe arrivare fino a 10 miliardi di euro ha alimentato qualche timore tra gli operatori.

Molto dipenderà anche dalle svalutazioni necessarie, nel caso Mustier decida di cedere anche un cospicuo portafoglio di sofferenze: secondo le indiscrezioni il management di Unicredit starebbe infatti lavorando all’ipotesi di vendere una ventina di miliardi di euro per ripulire in maniera netta i bilanci dell’istituto. I rumors prevedono che l’operazione avvenga con l’utilizzo delle Gacs, cioè delle garanzie dello Stato, e tramite l’intervento di un investitore specializzato che apporti l’equity necessario.

Nel brevissimo termine però l’attenzione è diretta sulle cessioni che sembrano più alla portata di mano: da una parte quella di Pekao, visto che sembrano ben avviati i colloqui con la polacca Pzu, e dall’altra quella di Pioneer in attesa delle offerte non vincolanti programmate per il prossimo 19 settembre. Cinque i potenziali acquirenti segnalati come più attivi sul dossier: Allianz, Banca Generali, Poste Italiane, Amundi e Macquarie, secondo Il Sole 24 Ore. In questa fase non sarebbero invece stati ammessi i fondi di private equity che si erano mostrati interessati all’operazione nella fase iniziale.

La selezione di gruppi industriali, sottolinea un analista, sembra suggerire la volontà di Unicredit di procedere più a una partnership (come nel caso della transazione con il Santander poi non andata a buon fine) che a una mera vendita dell’asset anche se lo step delle prime offerte economiche potrà forse chiarire gli orientamenti dell’istituto su questo fronte. L’incasso prevedibile dalla vendita di Pioneer potrebbe essere comunque attorno ai 3 miliardi di euro.

L’operato di Mustier, a detta di alcuni addetti ai lavori, sembra comunque indirizzato ad avviare numerosi dossier (c’è infatti anche da ricordare una possibile operazione su Fineco, anche se meno probabile) per capire il prevedibile effetto sul bilancio di Unicredit in vista dell’aumento di capitale. Il palcoscenico in cui verrà svelato concretamente il progetto resta comunque quello della presentazione del piano strategico in novembre.

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