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rivolta nelle isole

Una nave ospiterà mille migranti dopo l’incendio dell’hot spot di Lesbo

Un gruppo di profughi fuggiti dal campo incendiato di Moira guardano un ferry nel porto di Mitilene nell’isola di Lesbo.
Un gruppo di profughi fuggiti dal campo incendiato di Moira guardano un ferry nel porto di Mitilene nell’isola di Lesbo.


La Grecia è ancora alle prese con la drammatica crisi dei migranti mentre l’Assemblea generale dell’Onu non ha ancora trovato coordinamenti e soluzioni globali in materia. Arriverà domani una nave greca in grado di ospitare un migliaio di migranti a Lesbo per alloggiare i richiedenti asilo dopo l'incendio che martedì si è sviluppato nello hotspot di Moria a Lesbo. Lo ha annunciato alla radio il ministro greco per la Navigazione e le Isole, Thodoris Dritsas secondo quanto riportato dalla agenzia Ana-Mpa. «Se necessario verrà mandata una seconda nave», ha aggiunto il ministro, spiegando che verrà data priorità all'alloggio delle famiglie.
Per quanto riguarda i minori non accompagnati, ha detto Dritsas, sono stati trasferiti in un altro campo e verranno successivamente portati ad Atene, anche perché esclusi dall'accordo di rimpatrio fra Ue e Turchia. Secondo l'Unchr nell'incendio scoppiato durante i disordini di ieri a Moria, sono state distrutte tende e strutture dove alloggiavano oltre 800 persone. Nel campo si trovano circa 2mila richiedenti asilo, fra cui 95 minori non accompagnati. Quando il campo sarà stato ripulito, verranno montate altre tende. Ieri sera, il governatore della regione dell'Egeo settentrionale, Christiana Kalogirou, ha definito «ingestibile» la situazione dei profughi a Lesbo.

La polizia greca aveva arrestato nove migranti in relazione all'incendio che aveva devastato nella notte tra lunedì e martedì, senza causare vittime, il campo profughi di Moria, a est dell'isola di Lesbo, nel Mar Egeo. Lo avevano riferito le autorità locali.
Le persone arrestate sono perlopiù di nazionalità afghana e irachena, ma ci sono anche un senegalese, un siriano e un camerunese. Si ritiene siano stati loro a causare gli scontri scoppiati lunedì sera a Moria tra i profughi e che sono poi sfociati nel gigantesco rogo del campo. Secondo il quotidiano greco Ekathimerini, i disordini sono scoppiati dopo che si era diffusa la voce di imminenti respingimenti forzati verso la Turchia. Un altro giornale ellenico, To Vima, ha affermato che le fiamme sono state appiccate in varie zone sia all'interno che all'esterno del campo, in segno di protesta per le condizioni nel quale vivono oltre 5.700 migranti ospitati nella struttura, nonostante questa abbia una capacità di 3.500 persone.
Sui social e sui media locali hanno mostrato immagini di fiamme alte alimentate dal vento e donne in fuga con i bambini addormentati in braccio. Fortunatamente non sono stati segnalati feriti, l'incendio ha però distrutto 60 case prefabbricate, 100 tende e tre contenitori che ospitano i servizi del campo, costringendo almeno 4.000 i richiedenti asilo a fuggire.

Sull'incendio nel campo profughi di Moria sull'isola di Lesbo, «siamo in contatto con le autorità greche che ci dicono che la situazione ora è sotto controllo e la maggior parte dei migranti evacuati per ragioni di sicurezza sono tornati al campo», così Natasha Bertaud, portavoce della Commissione europea per la Migrazione. «Le autorità ci hanno inoltre informato - ha aggiunto - che
stanno prendendo misure per sistemare i danni provocati» dalle fiamme.

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