Mondo

Violenze a Charlotte, dichiarato lo stato d’emergenza

  • Abbonati
  • Accedi
tensioni razziali negli usa

Violenze a Charlotte, dichiarato lo stato d’emergenza

NEW YORK - Stato di emergenza a Charlotte nella Carolina del Nord, dimostrazioni notturne, copertoni bruciati, colpi di arma da fuoco, assalto ai negozi, un uomo gravemente ferito nella notte. Questa mattina gli abitanti si sono svegliati con la guardia nazionale e la polizia di stato a presidiare le strade. Tutto per l'ennesimo assassinio da parte della polizia di un afroamericano nella notte di martedi, Keith Lamont Scott. Aveva una pistola in mano o un libro, come dice la famiglia? Ancora non è chiaro, ma nella situazione di estrema tensione razziale in cui si trova l'America i dettagli passano in secondo piano.

Non c’è da sorprendersi che il Paese sia scosso. Nel giro di pochi giorni ha subìto una serie di attentati di matrice terroristica. Poi nuove uccisioni di afroamericani - perchè oltre a Charlotte c'era stato anche l'uccisione di un altro afroamericano a Tulsa, in Oklahoma - infine la guardia nazionale mobilitata.

In meno di una settimana e a quattro giorni dal primo dibattito presidenziale la violenza, quella interna di matrice sociale e quella di matrice da estremismo islamico, ha travolto l'America.

Nel raccontare di questi gravi incidenti che colpiscono gli Stati Uniti non si può trascurare l'imminenza del primo scontro diretto fra Hillary Clinton e Donald Trump, in cui si discuterà proprio di temi di sicurezza. E la domanda ricorrente, inevitabile nei talk show televisivi americani è sempre la stessa: questa situazione di forte tensione andrà a vantaggio di chi, di Trump o di Hillary?

La partita si giocherà naturalmente nella diretta di lunedì sera, con la moderazione di Lester Holt, l'anchorman della Nbc. I due candidati si stanno preparando, cercano di giocare d'anticipo, Hillary dovrà reagire con fermezza agli attacchi aggressivi e imprevedibili di Trump e Trump dovrà stare attento a non eccedere colpendo con argomenti e tattiche che potrebbero diventare dei boomerang. Ad esempio come è già successo alla fine della Convention Democratica, quando attaccò la madre di un soldato musulmano ucciso.

Resta il fatto però che, almeno sulla carta i disordini e la violenza dovrebbero avvantaggiare Donald Trump. È lui che promette rigore assoluto contro i terroristi ispirati dall'estremismo islamico, chiede perquisizioni o interrogatori eseguiti in base ai “profili razziali” di presunti sospetti «siamo in guerra e la guerra può essere brutta», dice. È lui che è sempre e comunque schierato dalla parte della polizia quando ci sono scontri a fuoco con agenti che uccidono persone di colore. Questo problema in particolare negli ultimi due anni si è fatto endemico. E negli ultimi giorni, prima a Tulsa in Oklahoma e poi a Charlotte in North Carolina sono stati uccisi due afroamericani, Keith Lamont Scott e Terence Krutcher, entrambi presunti innocenti. Krutcher a Tulsa aveva addirittura le mani alzate per quel che ci mostrava un video andato virale. Hillary dovrà prendere le difese della comunità afroamericana già schierata con lei senza farsi nemici tra le forze di polizia, che dispongono di potenti sindacati in grado di mobilitare il voto molto più di quanto si riesca a fare nella comunità afroamericana. Trump dovrà tutelare gli interessi della sua base naturale fatta da molti poliziotti senza crearsi ulteriori nemici fra le minoranze schierate comunque contro di lui. Su questo fronte dunque la battaglia sarà delicata e difficile ma il risultato potrebbe essere neutro a meno che non ci siano gravi scivoloni dell'uno o dell'altra.

La partita è più complicata per gli attacchi del terrorismo. I democratici hanno evitato di usare il termine terrorismo subito le esplosioni delle due bombe, la linea è quella della persuasione, dell'educazione, del coinvolgimento delle minoranze perché possano aiutare a identificare i colpevoli, il rischio dice Hillary è quello di rinnegare i valori americani che proteggono tutte le religioni creando allo stesso tempo antagonismi fra le comunità più deboli. Trump invece attacca senza pietà. Il pericolo per Hillary è ovviamente quello di cadere nel buonismo mentre i cattivi sparano. Quello per Trump è di insistere troppo sul “racial profiling”. Perchè non basta chiudere le frontiere: i fratelli Tsarnaev, gli esecutori dell'attentato alla Maratona di Boston, e Ahmad Khan Rahmani erano tutti americani, era già nel Paese ed erano stati persino interrogati dall'Fbi su segnalazioni dei servizi russi nel primo caso e del padre di Rahmani nel secondo. Conclusione? Sia Rahmani che Tsarnaev facevano parte di un gruppo sospetto di oltre mille persone. Scovare l'ago nel pagliaio è difficile. E l'esito dell'inchiesta giudicò entrambi «non pericolosi e senza legami con il terrorismo internazionale».

© Riproduzione riservata