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Giudizio Wto: illegali gli aiuti Ue ad Airbus

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Giudizio Wto: illegali gli aiuti Ue ad Airbus

  • –Marco Moussanet

parigi

Gli Stati Uniti hanno vinto il primo round dello scontro in corso da ormai 12 anni davanti all’Omc, l’Organizzazione mondiale del commercio, sui presunti sussidi concessi irregolarmente al costruttore europeo Airbus. Una battaglia da 22 miliardi di dollari.

Il comitato per la “compliance”, cioè il rispetto delle regole della concorrenza, della Wto ha infatti accolto almeno parzialmente il ricorso americano presentato nel 2004. Ritenendo che la Commissione europea e gli Stati europei coinvolti (Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna) non abbiano rispettato le indicazioni dell’organizzazione nella concessione di prestiti agevolati ad Airbus – di fatto delle sovvenzioni mascherate - e che questa pratica abbia danneggiato il costruttore americano Boeing, causandogli «un grave pregiudizio» e rappresentando «una causa reale e sostanziale» della perdita di ordini.

Il responsabile americano del commercio estero, Michael Froman, ha immediatamente commentato parlando di «una decisione che rappresenta un’immensa vittoria per gli Stati Uniti e per tutti i dipendenti del settore aereonautico americano», quantificando in 22 miliardi di dollari il danno subito da Boeing. Anche se per il momento non si è spinto ad annunciare possibili ritorsioni commerciali.

Cosa che invece ha fatto Boeing, scrivendo in un comunicato che «Washington ha ormai il diritto di imporre dazi doganali compensatori sulle importazioni europee fino a 10 miliardi di dollari all’anno».

«La Wto – ha dichiarato il vice presidente del gruppo americano, Michael Luttig – ha stabilito che Airbus è, ed è sempre stata, una creatura dei Governi europei e ha fruito di sovvenzioni pubbliche illegali».

La Commissione europea, pur dichiarando di essere «ancora impegnata ad analizzare il rapporto», ha spiegato in un comunicato di «ritenere alcune conclusioni dell'Omc insoddisfacenti». E sottolineato che l’organizzazione non ha accolto le contestazioni americane sul supposto sostegno con «sovvenzioni vietate» allo sviluppo degli aerei di medio raggioA350 e di lungo raggio A380: «Una vittoria per l’Unione europea».

Il portavoce di Airbus ha dal canto suo contestato in toto le conclusioni dell’Omc: «Il gruppo e i suoi partner europei si sono adeguati alle richieste dell’organizzazione finalizzate all’eliminazione di sovvenzioni e ai loro eventuali effetti negativi. Abbiamo fatto quello che ci è stato chiesto di fare e nei tempi che ci sono stati imposti. Il solo punto che rimane aperto è quello sull’indice di riferimento per la fissazione dei tassi d’interesse dei prestiti governativi. E siamo certi che in appello vinceremo anche su questo punto».

Già, perché ora le parti in causa hanno venti giorni di tempo per fare appello alla decisione dell’Omc. E lo presenteranno sicuramente. La decisione finale non arriverà quindi prima della prossima primavera. E in questi mesi è possibile, se non addirittura probabile, che Stati Uniti ed Europa – peraltro impegnati nel difficile negoziato sull’accordo di libero scambio – raggiungano un accordo.

Come d’altronde sembra anticipare in qualche modo proprio Airbus. Il quale auspica «che il buon senso prevalga» e ribadisce che «questi contenziosi non possono che concludersi con un’intesa equilibrata, come diciamo fin dall’inizio».

Tanto più che sul tavolo dell’Omc c’è anche il ricorso presentato dall’Unione europea poco dopo quello degli Stati Uniti e che riguarda i supposti aiuti pubblici concessi a Boeing per lo sviluppo del suo aereo di lungo raggio 777X.

La parola fine alla più lunga battaglia commerciale di sempre non è insomma ancora stata scritta.

Va ricordato che ancora in occasione del Salone del Bourget dell’anno scorso c’era stato un durissimo scambio di accuse tra i top manager dei due gruppi. A Ray Conner di Boeing, che aveva esplicitamente puntato il dito sugli aiuti pubblici per lo sviluppo della versione Neo dell’A380, il numero uno di Airbus Fabrice Brégier aveva risposto mettendo nel mirino «gli 8,7 miliardi di dollari» ricevuti appunto da Boeing per il 777X, ricorrendo a «un ricatto occupazionale».

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