Parigi - Il tema dell’immigrazione è ormai sempre più al centro della doppia campagna elettorale francese (quella per le primarie della destra, in programma il 20 e il 27 novembre, e quella per le presidenziali, tra fine aprile e inizio maggio dell’anno prossimo) ed è inevitabile che il simbolo della battaglia politica sia l’immonda bidonville di Calais. Dove ormai si ammassano, in condizioni igieniche spaventose, circa 10mila migranti (anche se le rilevazioni ufficiali parlano di 7mila e il numero esatto in realtà non lo conosce nessuno). Molti dei quali sperano di riuscire prima o poi a raggiungere la Gran Bretagna.
Una settimana dopo l’ex presidente Nicolas Sarkozy (che per conquistare la candidatura dei Républicains dovrà vedersela con l’ex premier Alain Juppé), a Calais è quindi andato ieri il presidente François Hollande – che in quattro anni e mezzo di mandato non aveva mai trovato il tempo per visitare la città affacciata sulla Manica e cercare di rassicurare i suoi abitanti – per annunciare ufficialmente l’impegno a smantellare entro fine anno la baraccopoli, promettere il raddoppio del fondo da 2 milioni stanziato a favore delle attività economiche danneggiate dalla presenza dei migranti e aumentare la pressione nei confronti di Londra perché «faccia la sua parte» in questa pazzesca vicenda.
Va infatti ricordato che in base ai cosiddetti “accordi del Touquet” (firmati paradossalmente proprio da Sarkozy, allora nella veste di ministro dell’Interno) la frontiera per i migranti è in territorio francese. Il Governo inglese si limita a partecipare finanziariamente alla gestione dell’emergenza (come per esempio nel caso del muro attualmente in costruzione per “proteggere” la circonvallazione del porto dalle invasioni dei disperati che provano a salire su un camion per cercare di arrivare in Gran Bretagna).
Senza neppure avvicinarsi alla “giungla”, preferendo un incontro in città con le forze dell’ordine impegnate da anni su questo delicatissimo fronte, Hollande ha confermato solennemente quanto aveva già dichiarato il suo ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve («Il campo sarà smantellato prima dell’inverno»). «Il Governo – ha detto il presidente – andrà fino in fondo e l’accampamento sarà totalmente eliminato entro la fine dell’anno». Aggiungendo che una volta conclusa l’operazione lui stesso tornerà a Calais con tutti i ministri, per dimostrare che «non ci sono dubbi sulle nostre intenzioni e sulla nostra volontà».
Nel contempo, Hollande ha appunto colto l’occasione per sollecitare Theresa May – il nuovo premier inglese, che sull’immigrazione ha una posizione di chiusura pressoché totale – a farsi maggiormente carico del problema. «Non è certo perché ha preso una decisione sovrana – ha sottolineato il presidente con evidente riferimento all’esito del referendum sulla Brexit – che la Gran Bretagna può venir meno agli obblighi che ha nei confronti della Francia. Le autorità inglesi devono fare la loro parte nello sforzo umanitario che stiamo realizzando a Calais. In particolare per quanto riguarda la questione dei minorenni, con un aumento dell’accoglienza». Fino a oggi, Londra ha concesso l’ingresso a circa 70 minorenni, che hanno raggiunto le loro famiglie in Gran Bretagna. Ma secondo le Ong presenti a Calais, nella “giungla” ci sono almeno 900 ragazzi di età inferiore ai 18 anni.
Durante la sua visita nella tormentata città del Nord, Sarkozy aveva preso l’impegno – in caso di vittoria alle presidenziali – di ridiscutere gli accordi del Touquet, di «pretendere» da Londra la creazione di un centro in territorio inglese e di «eliminare la baraccopoli» entro l’estate dell’anno prossimo.
Hollande proverà a farlo prima, per evitare di avere questo decisivo handicap durante la corsa all’Eliseo. Anche se il piano di redistribuzione dei migranti nei 164 “centri di accoglienza e orientamento” sparsi nel Paese (dove dovrebbero essere esaminate le singole situazioni e le eventuali richieste di asilo) stanno incontrando forti resistenze a livello locale. E le Ong temono che prima dell’evacuazione migliaia di migranti possano lasciare la gigantesca bidonville per andare a costituire decine di accampamenti – sostanzialmente ingestibili - lungo la costa.
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