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Oxford Economics: con la «Trumpeconomy» Usa in recessione dopo 18…

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LO STUDIO

Oxford Economics: con la «Trumpeconomy» Usa in recessione dopo 18 mesi. I consulenti: ridicoli

(Ap)
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L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe trascinare gli Stati Uniti sull'orlo delle recessione nell'arco di appena 18 mesi. All'insaputa dei suoi supporter e, appunto, di Trump. È lo scenario tratteggiato da una ricerca della società di consulenza Oxford Economics («The economic impact of the Us elections») sull'impatto per l'economia Usa del voto di novembre. Le prospettive? Cauto ottimismo per Hillary Clinton, peraltro costretta a sbilanciarsi a sinistra dal testa a testa con Bernie Sanders.

Un po' meno rassicuranti quelle di Trump: le ricette economiche annunciate dal miliardario in campagna elettorale provocherebbero in un anno e mezzo un risultato che oscilla «tra un modesto rallentamento e la recessione», per sprofondare nel 2020 a un calo del 4,6% del Pil e alla perdita di 3,6 milioni di posti di lavoro. «Quello che si rischia di creare è un confidence shock, uno shock sulla fiducia nei confronti degli Stati Uniti. Magari percepito poco all'interno, ma molto netto nel resto del mondo» spiega al Sole 24 Ore Gregory Daco, Head of Us Macroeconomics at Oxford Economics e autore dell'indagine.

Dalle imposte all'immigrazione, quando Trump è uno “scenario avverso”
L'analisi si è svolta in base al Globale Economic Model, un modello utilizzato da Oxford Economics per previsione e testing degli scenari macroeconomici. L'efficacia delle proposte dei due candidati, e in particolare della cosiddetta “Trumpeconomy”, è stata vagliata in base ai sei criteri di tasse, spesa pubblica, deficit, commercio, politiche sull'immigrazione e salario minimo. Nel «cocktail» di politiche promosse da Trump, quelle che preoccupano di più i ricercatori di Oxford Economics riguardano fisco, bilancia commerciale e immigrazione. Nel primo caso Trump ha annunciato un drastico taglio alle imposte, anche se l'originale proposito di una maxi-scure da 9 trilioni di dollari in un decennio è stato ridimensionata di circa la metà (4,4 trilioni).

L'INDICE DI INCERTEZZA PER LE ELEZIONI AMERICANE
Fonte: Oxford Economics / Haver Analytics

Oxford Economics ritiene verosimile una proiezione molto più bassa (1,1 trilioni), ma gli effetti resterebbero comunque negativi: il minor gettito fiscale produrrebbe un incremento del deficit al 2020 che oscilla tra l'1,5% (a un livello complessivo di 4,8%, contro il 3,3% attuale) e l'1,3% (a 4,6%). D'altronde la manovra non sarebbe bilanciata, sulla carta, da un intervento sulla spesa pubblica: Trump dichiara di voler mantenere intatta la protezione sociale (niente tagli a Medicaid e Medicare, l'assicurazione sanitaria per soggetti a basso reddito e anziani) e aumentare la spesa per la sicurezza.

Ancora più instabile la prospettiva sul commercio globale. Le pulsioni protezioniste di Trump si sono espresse, a livello economico, con la proposta di dazi del 45% sugli scambi con la Cina e del 35% con il Messico, rispettivamente secondo e terzo partner commerciale degli Usa. Nello scenario più tiepido si profilerebbero delle misure temporanee, magari abolite dopo i primi contraccolpi. In quello più negativo, Daco teme una «guerra commerciale» a scapito delle esportazioni Usa: «Con dazi a quei livelli si rischiano di perdere quote importanti della nostre esportazioni. E l'economia, per definizione, non potrebbe che rallentare». Sempre a proposito di Messico, un altro piatto forte delle politiche economiche di Trump si gioca sull'immigrazione. Hillary Clinton ha proposto di regolarizzare i migranti clandestini, come fonte di forza lavoro e leva per la produttività. Trump ha proposto di espellerne circa 11 milioni durante il suo mandato. Nello scenario ipotizzato da Oxford Economics, una media più realistica di 600mila migranti allontanati all'anno indebolirebbe un'economia Usa incalzata da una forza lavoro in età avanzata e con un ricambio generazionale insufficiente. «La somma di questi fattori rischia di scatenare uno schock sulla fiducia nei confronti degli Stati Uniti. Magari si percepirebbe poco all'interno, ma dall'esterno sarebbe chiaro». Anche sui listini: nello scenario più negativo, Oxford Economics prevede un tonfo del 21,9% dello S&P 500 nel 2020.

I pro-Trump: meno tasse e deregulation fanno bene alla crescita
Peter Navarro, senior advisor nella squadra di Trump, ha liquidato come «ridicola» la ricerca di Oxford Economics. Parlando a CnnMoney, Navarro ha ribadito i punti di forza delle politiche promosse dal candidato repubblicano: meno tasse come stimolo alla crescita, meno burocrazia e più accordi commerciali a vantaggio degli Stati Uniti. Dal punto di vista fiscale, il mancato gettito delle tasse sarebbe coperto da una «crescita da trilioni di dollari», senza bisogno di abbassare la spesa pubblica e rinunciare alle proposte avanzate. In aggiunta al fiore all'occhiello del programma: una sforbiciata alla tassa sul reddito di impresa dall'attuale 35%, record su scala Ocse, a un 15% che avvicinerebbe gli States all'Irlanda (12,5%, il regime fiscale più favorevole d'Europa). Dal punto di vista del futuro commerciale, Navarro non vede conseguenze così drastiche dall'innalzamento delle tariffe doganali verso i partner: Messico e Cina non contesterebbero l'aumento perché – dice Navarro – sono molto più dipendenti dall'export negli Usa di quanto gli Usa non lo siano nei loro confronti.

Polarizzazione e incertezza
Al di là dello scontro di interpretazioni, la ricerca Oxford Economics teme sopratutto per il clima di incertezza che si potrebbe creare non tanto prima quanto dopo le elezioni. Non fossero bastate delle primarie con 17 candidati per il Partito repubblicano e il duello tra Clintone e Sanders, l'incertezza si fa ancora più acuta in vista di due programmi agli estremi opposti: non si parla di un abituale confronto tra le ricette di democratici e repubblicani, ma di un abisso tra tra le più convenzionali misure di Clinton e gli scossoni di Trump.

L’ECONOMIA USA NEL 2020
Gli scenari peggiori in caso di vittoria di Trump: Oxford Economics prevede calo del 4,6% del Pil, perdita di 3,6 milioni di posti di lavoro e tonfo dello S&P500

Soprattutto perché, spiega Daco, il tycoon potrebbe affidarsi a un metodo «per tentativi» che rispecchia l'andamento incostante dei suoi annunci – ma un po' le meno le aspettative dei partner internazionali e dei mercati. Insomma, non solo non è chiaro se gli Stati Uniti sceglieranno davvero Trump. Non è chiaro cosa aspettarsi da Trump: «Trump cattura consensi perché è nuovo, ed esterno alla politica – dice Daco - Le sue strategie sono anche realizzabili, di per sé. Ma non è chiaro cosa potrebbe succedere».

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