La Commissione europea analizzerà nei prossimi giorni il Documento economico e finanziario (Def) approvato ieri dal Consiglio dei ministri a Roma. I dati saranno valutati con attenzione, ma qui a Bruxelles si sottolinea che la vera partita politica tra il governo italiano e l'esecutivo comunitario riguarderà la Finanziaria per il 2017, che deve essere pronta entro il 15 ottobre. Il braccio di ferro si prevede impegnativo, anche se c'è il desiderio da entrambe le parti di trovare una intesa.
«Come con altri Paesi della zona euro, vi sono stati contatti con l'Italia negli ultimi giorni – ha detto ieri sera un esponente comunitario prima della pubblicazione del Def –. Gli scambi fanno parte dei normali contatti con i Paesi membri e le preparazioni tecniche nel contesto del Semestre Europeo. Non sono negoziati. Nessuna cifra è stata oggetto di accordo». Le cifre del Def «sono responsabilità solo del governo italiano. Aspettiamo la Finanziaria che analizzeremo secondo la normale tempistica».
Nei fatti, prima ancora della pubblicazione del Def, Bruxelles ha preferito prendere le distanze dal testo preparato a Roma. D'altro canto, il Def non è il passaggio che Bruxelles considera cruciale in questa vertenza. La partita vera si giocherà sulla Finanziaria del 2017, attesa in ottobre. L'Italia ha goduto tra il 2015 e il 2016 flessibilità di bilancio per 19 miliardi di euro, imputandola alle tre clausole previste dalle linee-guida comunitarie: riforme economiche, investimenti strutturali e rallentamento economico.
Le regole prevedono che il paese non possa godere di ulteriore flessibilità. Ciononostante, il governo Renzi vuole strappare nuove concessioni per via delle spese legate al terremoto nel Lazio e all'emergenza rifugiati nel Mediterraneo. Il DEF, comunque sia, sarà naturalmente oggetto di valutazione da parte della Commissione, perché tra le righe l'esecutivo comunitario cercherà di capire quanta flessibilità di bilancio il paese sta cercando di ottenere.
In generale, non c'è la volontà di penalizzare l'Italia: l'establishment comunitario è consapevole del delicato passaggio politico. Il governo Renzi ha indetto per dicembre un referendum costituzionale dall'esito incerto. Parlando ieri al sito di notizie Politico, il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha ribadito che le regole comunitarie vanno applicate pienamente. In quella circostanza ha parlato di dialogo “costruttivo” con l'Italia. Come detto, la partita vera si giocherà sulla Finanziaria.
Qui a Bruxelles nessuno pensa che si possa rifiutare all'Italia un nuovo margine di manovra a causa delle spese straordinarie provocate dal terremoto nel Lazio e forse anche dall'emergenza rifugiati. “La filosofia generale è che il paese non debba essere punito – spiegava sempre ieri un altro esponente comunitario –. Quanto tuttavia l'Italia possa veramente strappare in termini di nuova flessibilità di bilancio è tutto ancora da capire”.
A proposito del terremoto, in un vademedum pubblicato nel marzo scorso, Bruxelles ha illustrato le regole in questo campo. Spese una tantum, tali da non essere considerate nel calcolo dell'aggiustamento strutturale richiesto a un paese, devono rispettare alcune condizioni. L'impatto finanziario dell'evento per il bilancio dello Stato deve essere «improvviso» e superiore allo 0,1% del PIL. L'evento «eccezionale» deve essere «specifico», e avere una occorrenza «puntuale», in altre parole non ripetitiva.
Secondo gli impegni europei, l'Italia dovrebbe ridurre il deficit all'1,7% del PIL nel 2017, rispetto al 2,3-2,5% previsto nel 2016. La riduzione del deficit strutturale dovrebbe essere dello 0,6% del PIL. Voci non confermate sostengono che Bruxelles potrebbe permettere al paese un disavanzo intorno al 2,0% del PIL, rispetto agli obiettivi originari. La Commissione dovrà trovare un equilibrio tra le necessità politiche dell'Italia e il rispetto delle regole di bilancio contenute nel Patto di Stabilità e di Crescita.
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