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Italia, la competitività non decolla. Pesano tasse e accesso al…

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Italia, la competitività non decolla. Pesano tasse e accesso al credito

(Imagoeconomica)
(Imagoeconomica)

Il punteggio della competitività italiana nel consueto rapporto del World Economic Forum è migliorato, ma più lentamente rispetto ad altri, e per questo l’Italia scivola di una posizione nella classifica generale al 44esimo posto rispetto al 43esimo dell’anno scorso. A pesare di più è l’elevato grado di tassazione, la debolezza dei mercati finanziari (banche in particolare) e del lavoro e una digitalizzazione ancora poco diffusa.

È il giudizio del Global Competitiveness Report 2016-2017 dell'organizzazione di Ginevra, che conferma Svizzera, Singapore e Usa nei primi tre posti della classifica mondiale e mette in guardia sulle prospettive globali nell'era della Brexit e dei grandi trattati di liberalizzazione commerciale finiti nel congelatore: «Il calo dell'apertura delle economie a livello globale sta minacciando la crescita», ha avvertito il fondatore e presidente esecutivo del Wef , Klaus Schwab. E i maxi-interventi monetari, dal Giappone all'Europa agli Usa, non riescono a sostenere la crescita senza riforme.

«La competitività dell'Italia è migliorata ma più lentamente degli altri», e così il Paese «scivola di un posto ed è 44esimo» scalzato dalla Russia di Vladimir Putin. Il rapporto annuale sulla competitività vede nella crisi delle banche il principale tallone d'Achille italiano: le riforme hanno migliorato la situazione, ma pesano la burocrazia, la fuga dei talenti e i tempi lunghi necessari perché funzioni il jobs act.

La fotografia del Wef in sintesi per la situazione italiana è la seguente:

- l’Italia ottiene il miglior punteggio di sempre e piano piano sta chiudendo il gap con le altre principali economie europee; a differenza di Spagna e Francia, il livello di competitività italiano è al di sopra del livello pre-crisi economica del 2007;

- Tuttavia, altri Paesi emergenti stanno facendo meglio, come l'India, causando il calo di una posizione nel ranking. (succede anche alla Germania, che perde anch’essa una posizione in classifica generale);

- come è cambiata la competitività italiana negli ultimi 10 anni? Innovazione e infrastrutture in miglioramento, finanza in peggioramento. Mercato del lavoro ed efficienza delle istituzioni in crescita negli ultimi due anni (grazie alle riforme del governo Renzi, dice il Wef).

«L’implementazione delle riforme negli ultimi anni ha migliorato la competitività per le imprese - si legge nel report - ma la corruzione (+14), ai fini delle prestazioni del settore pubblico rimane ancora elevata, con la burocrazia troppo pervasiva e un sistema giudiziario altamente inefficiente». Il mercato del lavoro in Italia, sempre secondo il Wef, è diventato più efficiente, licenziamenti e assuzioni sono diventati più flessibili mentre la contrattazione sui salari è stata decentrata. Tutte queste riforme, secondo gli esperti del think tank ginevrino, richiederanno tempo per dispiegare i loro effetti, mentre serviranno più relazioni cooperative e meno conflittuali tra datori di lavoro e dipendenti.

Nel frattempo l'Italia continua a sperperare le sue risorse: nel sud del paese solo una donna su tre lavora (dati Istat), il tasso di occupazione femminile nell’Italia meridionale era pari al 30,6 per cento (nel 2015), mentre la riforma al sistema pensionistico introdotta nel 2012, anche se necessaria, ha bloccato ulteriormente il mercato del lavoro ai giovani.

L’INDICE DI COMPETITIVITÀ ITALIANA
(Fonte: World Economic Forum )

Ma è lo sviluppo del sistema finanziario (nell’accesso al credito l’Italia è 122esima su 138) il vero anello debole del nostro Paese: il settore bancario è carico di crediti in sofferenza, e alcune istituzioni necessitano di ricapitalizzazioni. Recenti scandali bancari hanno ulteriormente ridotto la fiducia dei risparmiatori, mentre alcune questioni cruciali, tra cui il forte legame con le fondazioni locali, sono state portate a soluzione dal governo solo parzialmente.

I FATTORI PIÙ PROBLEMATICI PER FARE BUSINESS
Valori in punti (Fonte: World Economic Forum, Executive Opinion Survey 2016)

L’Italia ha rafforzato la sua posizione macroeconomica, ma il debito pubblico resta ancora elevato anche a causa della bassa inflazione. Il rapporto ricorda, infine, che «l'innovazione e la sofisticazione del business rimangono tra i punti di forza dell'economia e l'Italia ha continuato a migliorare la dimensione della preparazione digitale, come si vede nel Rapporto Mondiale del Forum'sGlobal Economic Information Technology 2016».

«C'è qualche segnale incoraggiante, come la maggiore efficienza del mercato del lavoro grazie alle riforme e anche i miglioramenti sul fronte dell'etica», osserva, Attilio Di Battista, economista del World Economic Forum. Ci vorrà tempo, comunque, prima che si vedano i pieni benefici delle riforme e serviranno anche relazioni più collaborative tra le parti sociali, rileva lo studio. Anche se è migliorata, secondo il Wef, la percezione delle aziende sulla corruzione, la performance della pubblica amministrazione resta scarsa, la burocrazia dilagante e il sistema giudiziario inefficiente (136mo, cioè terzultimo posto quanto a risoluzione di controversie). Bocciatura secca anche per gli sprechi nella spesa pubblica (130esimo posto).

Insomma ci salva la nostra creatività, ma ci frena la nostra poca capacità di affrontare nel tempo i nostri punti deboli di sistema, quali il debito, la burocrazia, l’imposizione fiscale eccessiva e la corruzione.

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