Non è ancora la parola fine sulla vicenda dei due marò, ma la decisione della Corte suprema indiana,di lasciare Massimiliano Latorre in Italia fino al verdetto che sarà raggiunto dal Tribunale arbitrale dell’Aja, libera da un peso ingombrante tutti i soggetti coinvolti in questa storia. A partire proprio dai due fucilieri di marina, la cui situazione potrà ora definirsi senza più essere ostaggio dei condizionamenti, delle strumentalizzazioni e delle pressioni di natura politica, a uso e consumo della demagogia e della costruzione di consenso interno. Il ricorso al giudice “terzo” ha sicuramente svelenito il clima, sottratto spazio ai protagonismi e disinnescato le argomentazioni degli ambienti più populisti e nazionalisti che, in India e in Italia, fin dal principio hanno cercato di cavalcare la questione, finendo cinicamente per complicarla e per trascinarla nel tempo. Con il giudice terzo, l’orgoglio e l’onore dei Governi di New Delhi e Roma sono salvi: l’India non si è piegata a uno Stato straniero, l’Italia non ha abbandonato «i suoi ragazzi». Si è così potuto creare un nuovo clima di distensione, che dopo quattro anni sta finalmente scongelando le relazioni tra i due Stati con effetti già evidenti e concreti. Approfittando della visita in Vaticano per la beatificazione di Madre Teresa, il ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj ha incontrato il suo omologo Paolo Gentiloni. In quel colloquio è stato possibile affrontare tematiche normali, come la cooperazione economica e tecnologica tra uno Stato che ha bisogno di crescere e modernizzarsi e uno che può mettere a disposizione tecnologia, know how e qualità. Proprio in queste ore, il ministro per il Food processing è in visita a Roma dove sta incontrando imprese italiane e le diplomazie politiche ed economiche, che in realtà non hanno mai smesso di gettare ponti, sono già al lavoro per organizzare nella prima metà dell’anno prossimo una visita di sistema in India. Cose normali, da Paesi normali. Finalmente.
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