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Tedeschi «pigliatutto» in Commissione Ue

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a Oettingher anche la delega al Bilancio

Tedeschi «pigliatutto» in Commissione Ue

Guenther Oettinger (Epa)
Guenther Oettinger (Epa)

Esagerati, spudorati. Nessuno osa dirlo ad alta voce ma sussurri e grida nei corridoi della Commissione Juncker aumentano insieme a un disagio crescente verso l’onnipresenza ingombrante e sempre più straripante dei tedeschi. Il clima è di irritata rassegnazione, che però non riesce ancora a trasformarsi nell’apatia degli assuefatti. L’ultima nomina ha il sapore della pura provocazione. C’era da assegnare l’interim del portafoglio Bilancio e Amministrazione del personale appena lasciato vacante dalla bulgara Kristalina Georgieva, entrata nella corsa per diventare il prossimo segretario generale dell’Onu.

“In questo modo la Germania diventa l’incontrastato deus ex-machina dei negoziati Ue sulle finanze comunitarie ”

 

Su 27 commissari papabili, chi viene scelto? Non quelli con competenze economiche come vorrebbe la logica ma il tedesco Guenther Oettinger, ex-responsabile all’Energia e ora zar del Digitale. Motivo? «È quello con più esperienza». Mah.Di fatto in questo modo la Germania diventa l’incontrastato deus ex-machina dei negoziati Ue sulle finanze comunitarie presenti e future: in ottobre si deciderà il bilancio 2017 dell’Unione ed entro fine anno si concluderà la prevista revisione di quello pluriennale 2014-2020. La partita, fondamentale per politiche e futuro dell’Ue, si gioca dentro il triangolo istituzionale Commissione - Consiglio- parlamento. Oettinger insieme a Martin Selmeyer, lo strapotente capo di gabinetto tedesco del presidente Jean-Claude Juncker, manovra il primo lato, quello propositivo. Berlino il secondo, decisivo, con i suoi ministri dell’Economia e delle Finanze insieme ai colleghi Ue.

Il terzo, quello dell’europarlamento con reali poteri di decisione, è letteralmente occupato dai tedeschi: tedeschi sono infatti il relatore al bilancio 2017 e il presidente della commissione di controllo dello stesso. Se a questo si aggiunge che, per la prima volta nella sua storia, ai vertici il parlamento oggi ha Martin Schulz, un presidente tedesco come il segretario generale e il suo vice, verrebbe da dire che un po’ meno di sfacciataggine e un po’ più di ritegno nell’agguantare le poltrone Ue farebbe bene all’Europa in crisi di consensi popolari e alla Germania in Europa. Invece no. Evidentemente è proprio vero che l’autocontrollo è un esercizio molto difficile, soprattutto se si è il paese più forte e si sa di esserlo. Quando in estate sono arrivate le dimissioni di Lord Hill, responsabile a Servizi finanziari e Mercato dei capitali, il suo importante portafoglio è passato, sarà un caso, a Valdis Dombrovskis, il vice-presidente lettone da tutti considerato uno delle compiacenti longae manus di Berlino a Bruxelles.

Di recente ci sono stati avvicendamenti nei gabinetti dei commissari. Tre capi hanno lasciato l’incarico e, naturalmente sempre per caso, sono stati sostituiti da 2 tedeschi e un’austriaca. Risultato, oggi il numero dei capi di gabinetto tedeschi è salito a 6 e quello dei vice a 5. Totale 11. A fronte di 6 per l’Italia e 3 rispettivamente per Francia e Spagna. Al contrario di quanto accadeva in passato, nella nuova Europa sempre più intergovernativa il braccio destro di un commissario, figuriamoci del presidente, conta molto più del direttore generale che ne guida il “ministero”. Comunque nemmeno su questo fronte la Germania si fa mancare qualcosa, anche se in modo meno smaccato che altrove, almeno in termini quantitativi. Tra n.1 e 2 dell’amministrazione sono 9 le sue poltronissime. La Francia ne conta 11, la Spagna 8, l’Italia 5.

Certo, qualcuno potrà minimizzare dicendo che la scalata di Oettinger al bilancio Ue è solo temporanea, in attesa di vedere come finirà la corsa ai vertici dell’Onu. Proprio per questo il segnale appare ancora più preoccupante: conferma la totale assenza di misura e di fair-play. In realtà il precedente Dombrovskis dice il contrario e cioè che a Bruxelles il provvisorio può diventare definitivo.

Speriamo che la vicenda venga presto dimenticata e liquidata come uno scivolone di cattivo gusto. L’Europa ha già troppi problemi e crisi da affrontare per aggiungere al cumulo la sfrontata questione tedesca di Bruxelles.

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