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Deutsche Bank fa sbandare i mercati

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Deutsche Bank fa sbandare i mercati

  • –Alessandro Merli

FRANCOFORTE

Una giornata di follia per il titolo Deutsche Bank in Borsa. Precipitate del 9% in mattinata fin sotto la soglia simbolica dei 10 euro, dopo che giovedì sera negli Stati Uniti era uscita la notizia che una decina di grandi hedge fund aveva spostato le proprie attività dalla più grande banca tedesca nel timore di una crisi, le azioni sono risalite improvvisamente nel pomeriggio quando è circolata l’indiscrezione, raccolta dall’agenzia Afp e non confermata, secondo cui sarebbe vicino un accordo per 5,4 miliardi di dollari sulla multa del Dipartimento di Giustizia Usa per le scorrettezze nella vendita di titoli cartolarizzati. La richiesta iniziale di 14 miliardi di dollari aveva nelle scorse settimane indebolito il titolo e sollevato l’ipotesi, sempre smentita da Deutsche Bank e dal Governo tedesco, di un aumento di capitale e un possibile intervento pubblico a sostegno della banca. Alla fine della seduta a Francoforte, le azioni hanno chiuso in rialzo del 6,4% a 11,57 euro. Alla Borsa di New York, il rimbalzo intra-seduta è arrivato al 13 percento.

Nel corso della giornata erano scese ai minimi anche le obbligazioni subordinate della banca, i cosiddetti «coco bond», mentre era salito il costo dell’assicurazione contro il default attraverso i Cds. Le violente oscillazioni sul titolo Deutsche Bank hanno trascinato con sé gli altri titoli bancari e le Borse europee.

La vicenda della multa da parte dell’amministrazione Usa è cruciale per una banca che nel luglio scorso è stata giudicata una delle più deboli in Europa negli stress test realizzati dalla European Banking Authority. L’importo inizialmente richiesto dalle autorità americane sarebbe andato ben al di là delle riserve accantonate dall'istituto di Francoforte per far fronte alle diverse vicende giudiziarie nelle quali è ancora coinvolto e l’avrebbe costretto a un aumento di capitale. La cifra circolata nel pomeriggio di ieri è comunque nella parte più alta delle forchetta considerata tollerabile dagli azionisti del settore senza che Deutsche Bank debba ricorrere nuovamente agli investitori. Al di là dell’euforia borsistica del pomeriggio di ieri, il problema non è del tutto risolto, in quanto oltre alla causa per gli Rmbs negli Usa, la banca resta coinvolta in diverse inchieste e scandali, fra cui uno in Russia.

Dopo il crollo della mattinata, l’amministratore delegato John Cryan aveva cercato di gettare acqua sul fuoco con un messaggio ai dipendenti, in cui sosteneva i «solidi fondamentali» della banca, la «percezione distorta» da parte del mercato e accusava la «speculazione», oltre a non meglio precisate «forze dei mercati che vogliono indebolire la fiducia in noi». Cryan aveva anche spiegato che nel primo semestre di quest’anno Deutsche Bank ha realizzato profitti per un miliardo di euro, che salgono a 1,7 miliardi se si escludono le poste straordinarie, come i costi di ristrutturazione. Aveva inoltre sottolineato l'abbondante liquidità, di 215 miliardi di euro, una circostanza riconosciuta anche dagli analisti del settore bancario per far fronte ad eventuali difficoltà. Sui mercati si ricorda peraltro che in caso di necessità Deutsche può avere accesso alla liquidità della Banca centrale europea. Infine, ha anche ricordato che la politica di dismissioni sta proseguendo: l’altro giorno è stata ceduta la compagnia d'assicurazione inglese Abbey Life e dovrebbe essere completata entro fine anno la vendita della quota nella banca cinese Hua Xia, un’operazione che peraltro molti sul mercato ritengono proceda con ritardo.

Nei giorni scorsi, Deutsche Bank aveva dovuto ripetutamente smentire, e lo aveva fatto anche il Governo tedesco, di aver richiesto e si stesse predisponendo un salvataggio pubblico. Resta il fatto che, al di là degli scossoni di ieri, i mercati continuano ad avere la percezione di una banca alle prese non solo con la soluzione degli scandali, ma con la definizione di una strategia efficace per recuperare redditività e un capitale troppo vicino al limite minimo dei requisiti imposti dalle autorità di vigilanza.

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