Il perimetro del gioco è disegnato, ma le carte restano coperte. Theresa May ha confermato la data dell’avvio della trattativa con Bruxelles –fine marzo 2017 – e ha spiegato che cosa intende quando ripete che “Brexit significa Brexit” con mosse concertate di comunicazione per rispondere a un Paese confuso, a imprese incerte, a partner nervosi. Per la signora premier significa che il voto del referendum non potrà essere annullato da nessun atto parlamentare nonostante abbia ribadito che il passaggio alle Camere del regno è inevitabile.
Chi comanda sul tema è quindi il governo, un governo che la signora primo ministro vede in carica fino a fine legislatura avendo escluso elezioni anticipate. Il suo governo, dunque. Al quale, Theresa May, dalla platea del congresso Tory di Birmingham ha deciso di far indossare una maschera a tinte fortemente brexiter, rispetto alle attese di molti. Retorica politica ? Anche, ma non solo. La signora premier ha voluto alzare i toni per cercare di recuperare l’iniziativa politica negoziale con l’Unione che Londra francamente non ha, pressata com'è dal mondo del business– finanziario e non – per trattare un’uscita morbida.
Theresa May ha cercato di aggirare la dicotomia hard Brexit - soft Brexit , ma la questione sul divorzio angloeuropeo consensuale o per colpa resta più che mai aperta. Londra sarà pronta a un ragionevole scambio sulla circolazione dei lavoratori per avere accesso a pezzi del single market ? È apparsa rigida, ma anche consapevole che questi sono gli snodi veri di una trattativa che il Regno Unito ha deciso di intavolare prima delle attese. Il 2017 è anno elettorale in Europa con francesi, tedeschi e olandesi alle urne, ovvero con tre importanti partners assai poco inclini, per ragioni interne, a fare concessioni a Londra. E questo vuole dire che gran parte dell’anno andrà perduto, lasciando una manciata di mesi a Downing street per chiudere un accordo –politico e soprattutto commerciale - che non ha precedenti per ampiezza, profondità, complessità. Brexit si conferma azzardo estremo che la Gran Bretagna ha giocato con straordinaria leggerezza. Theresa May da Birmingham ha avviato il conto alla rovescia, ma non ha sciolto la riserva sull’obiettivo finale della trattativa e, quindi, in ultima analisi non ha fugato le incertezze che minacciano di paralizzare imprese e investimenti.
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