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Tapering Bce, «ballon d’essai» e volatilità

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Tapering Bce, «ballon d’essai» e volatilità

«Dichiarar vittoria e tirarsi fuori», la battuta di un senatore americano sulla guerra nel Vietnam potrebbe applicarsi, se fossero vere le indiscrezioni, alla politica monetaria della Bce e al suo insuccesso, finora, nel far risalire l’inflazione. Si avvicina la riunione di dicembre, quando il consiglio della Banca centrale europea, armato delle nuove previsioni su inflazione e crescita, prenderà con ogni probabilità una decisione su cosa fare dopo il marzo 2017. E questo accende la discussione sull'ipotesi in campo, tra le quali è possibile, secondo quanto ha riferito ieri Bloomberg, una progressiva riduzione dell'acquisto di titoli, il cosiddetto Qe. Il mese scorso, il presidente Mario Draghi ha detto in conferenza stampa che per ora non se ne era parlato, limitandosi ad annunciare un mandato ai tecnici.

A marzo del prossimo anno, la Bce dovrebbe terminare il cosiddetto Qe, avviato nel marzo dello scorso anno, ma fin dall'inizio si è lasciata aperta la porta a un allungamento, a seconda degli sviluppi sul fronte dell'inflazione. Questa è oggi allo 0,4% (contro un obiettivo di avvicinarsi al 2%) e probabilmente crescerà nei prossimi mesi per effetti statistici legati all'andamento del prezzo del petrolio. Finora, i mercati hanno lavorato su un'ipotesi centrale, di allungamento del Qe, con una variazione dei parametri degli acquisti, per ovviare alla scarsità di titoli, soprattutto i Bund tedeschi: fra questi parametri potrebbero essere ritoccati il divieto di acquisto sotto il tasso sui depositi (-0,40%), che potrebbe passare ad applicarsi a un portafoglio invece che ai singoli titoli; l'aumento dei limiti di acquisto di singoli bon o singoli emittenti; la modifica del legame fra acquisti e quota dei Paesi nel capitale della Bce, che orienta le operazioni sui Bund e accentua la scarsità, ipotesi pressoché impraticabile politicamente. La Bce potrebbe anche decidere, secondo Bloomberg, di allungare il termine degli acquisti, ma comunicare in anticipo che inizierà a ridurre gli importi mensili, oggi a 80 miliardi di euro (questo mese, secondo dati diffusi ieri, hanno toccato quota 85), a 70 miliardi e progressivamente di 10 miliardi al mese. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha applicato lo stesso metodo, il cosiddetto tapering, quando ha messo fine al Qe: per la verità, a quel punto l'economia Usa aveva realizzato progressi ben maggiori di quella dell'eurozona per giustificare l'uscita.

Va detto intanto che anche una riduzione degli acquisti mensili non comporta necessariamente una politica monetaria meno accomodante, dato che la Bce è comunque già impegnata a reinvestire i proventi dei titoli in scadenza. Le ripercussioni di mercato di ieri dimostrano comunque che un eventuale annuncio non sarà di facile digestione. Indiscrezioni come quelle circolate ieri possono servire alla Bce anche a testare le acque di eventuali reazioni di mercato. E nel frattempo comunque fanno salire i rendimenti, dando alle operazioni della banca un po' di respiro, almeno temporaneo.

Dalla Bce hanno fatto sapere ieri che nessuna decisione è stata presa e che la discussione non è ancora arrivata in consiglio. Da qui a dicembre è lecito aspettarsi altri ballons d'essai e altra volatilità. Mai come adesso la Bce, come la Fed, è “data dependent”, dipende dall'evoluzione dei dati economici. Le prossime proiezioni macroeconomiche daranno la linea.

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