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Ing prevede fino a 7mila tagli entro il 2021

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Ing prevede fino a 7mila tagli entro il 2021

  • –Paolo Zucca

La crisi dei modelli di redditività delle imprese di credito si scarica sulla forza lavoro. E tanto più i titoli entrano in fibrillazione, per carenza di utili o per maximulte da pagare, tanto più emerge la medicina dei tagli dei costi. Riduzione del personale innanzitutto. Ing Group si è aggiunta ieri alla lista, indicando in 7mila unità,entro il 2021, la riduzione d’organico. Gran parte del ridimensionamento (3.500 lavoratori) è previsto in Belgio e 2.300 bancari nei Paesi Bassi. «È stata una decisione estremamente difficile - ha detto l’amministratore delegato in Belgio del gruppo olandese, Rik Vandenberghe - perché siamo coscienti del suo impatto sui nostri dipendenti. È necessaria per poter assicurare l’avvenire della banca. Siamo e vogliamo restare un’azienda sana ma dobbiamo affrontare molte sfide, dai tassi bassi alla digitalizzazione crescente, alla concorrenza più dura fino al cambiamento di abitudini dei consumatori». Vandenberghe ha precisato che il piano di ristrutturazione prevede anche «economie di scala attraverso una piattaforma integrata tra Belgio e Paesi Bassi e un nuovo modo di lavorare». I bancari di Ing in Belgio sono entrati immediatamente in stato di agitazione e per venerdì è programmato uno sciopero. I sindacati ricordano che il nuovo piano di ristrutturazione segue quello già effettuato a partire dal 2013, con la chiusura di 40 agenzie e la soppressione di 1.115 posti di lavoro. Ma quanto vale questo pesante sacrificio per un gruppo come Ing? I tagli prospettati recuperano 900 milioni di costi annuali e a fine percorso i dipendenti saranno il 13% in meno.

L’annuncio di Ing (-1% ieri in Borsa) non è il primo e non sarà l’ultimo. La grande rivale Abn Amro è pronta a tagliare circa 1.375 posti (6% del totale) entro il 2020. In Spagna, il Banco Popular Espanol eliminerà 3mila posti. Per il gruppo iberico la priorità è il ridimensionamento dei non performing loans (Npl), tema ben noto in Italia.

Le due grandi banche tedesche hanno previsto importanti interventi: nelle forme e per aree diverse, hanno prospettato quasi 20mila posti in meno nei prossimi anni con la conseguente riduzione di attività. In Germania, Deutsche Bank, colpita da vendite anche prima della pesante sanzione Usa per irregolarità, sta trattando con i sindacati un accordo per ridurre mille posti nelle attività domestiche. In ottobre aveva annunciato esuberi in tutto il mondo per 35mila unità. Sono 9.600 quelli annunciati nei giorni scorsi da Commerzbank, circa il 20% del totale. Nei tanti piani di ridimensionamento annunciati non c’è un’indicazione univoca delle aree di intervento. Il contesto di bassi tassi - lamentano gli istituti - ha schiacciato la redditività di molte attività mentre cresce il costo della regolamentazione.

Da tempo i modelli di business sono in rivisitazione e le multe, come nel caso di Deutsche, sono zavorra per attività già molto ridimensionate. Per Commerzbank (che ha sospeso il dividendo previsto) le aree deboli sono i crediti alle medie imprese, la cantieristica navale e le attività marittime. Il riequilibrio dei ricavi prevede la riduzione dell’attività di trading che espone troppo il gruppo alla volatilità dei mercati. Il piano di ristrutturazione da 1,1 miliardi dovrebbe lasciare margini per un piccolo utile 2016.

I sindacati dei bancari non sono favorevoli a fusioni fra istituti di queste dimensioni:DB e Commerzbank hanno le sedi centrali a Francoforte e una rete di filiali fortemente sovrapposta: la prima ha 27mila dipendenti nel Paese, di cui un terzo nelle 700 filiali mentre Commerzbank ne ha addirittura 38mila di cui 11mila in 1.050 filiali. Il “costo politico” di una perdita occupazionale aiuta l’operazione. È un contesto generale non favorevole che anche in Italia porta i sindacati a stimare 15-16mila posti in meno da gestire entro il 2020.

Le banche centrali chiedono invece aggregazioni virtuose e il presidente della Bce, Mario Draghi, ha segnalato l’eccesso di istituti e modelli di business deboli.

paolo.zucca@ilsole24ore.com

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