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Dvorkovich: «Il peggio è passato, investiamo…

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intervista al vicepremier russo

Dvorkovich: «Il peggio è passato, investiamo insieme»

Al governo a fianco di Dmitrij Medvedev dal 2012, il vicepremier Arkadij Dvorkovich (44 anni) è un economista liberale, voce influente che si richiama a Egor Gaidar, padre delle riforme economiche russe. Grande esperto e appassionato di scacchi (oltre che di calcio), una volta disse che gli scacchi lo hanno aiutato ad avere successo in politica. Insieme al ministro Paolo Gentiloni, Dvorkovich presiede il Consiglio italo-russo per la Cooperazione economica, industriale e finanziaria, riunito ieri a Roma per la prima volta dal dicembre 2012, prima della crisi ucraina e dell’inizio dell’era delle sanzioni.

Arkadij Vladimirovich, il Consiglio italo-russo torna a riunirsi: la speranza è riuscire a riprendere in mano e rafforzare gli scambi malgrado le sanzioni e le controsanzioni russe siano tuttora in vigore. C’è un modo per rilanciare le relazioni bilaterali malgrado tutto?

Io penso che abbiamo toccato il punto più basso. Il calo dei prezzi del petrolio, la svalutazione del rublo e le sanzioni hanno avuto un impatto, e ora i nostri scambi bilaterali sono a livelli molto bassi. Così, abbiamo la possibilità di riprendere a crescere, dobbiamo identificare i settori più promettenti. Ma oggi la nostra linea è che dobbiamo concentrarci sulla cooperazione negli investimenti, che a sua volta rilancerebbe il commercio. Abbiamo già buoni esempi nel campo dell’energia, l’aeronautica, l’agricoltura, le telecomunicazioni e altri fronti. È su queste storie di successo che possiamo costruire.

Dopo due anni, quanto è stato forte l’impatto delle sanzioni sull’economia russa?

Rispetto all’impatto del calo delle materie prime, quello delle sanzioni è minore, ma in ogni caso conta. In particolare, le sanzioni incidono sulle condizioni di finanziamento dei progetti di investimento a lungo termine. Eppure siamo stati capaci di concentrare le nostre risorse per promuovere i progetti di sostituzione dell’import maggiormente in grado di entrare in nuovi mercati all’estero con beni e servizi competitivi. L’esempio migliore è l’agricoltura. Le sanzioni sono controproduttive per tutti, e revocarle farà solo bene alle nostre economie: noi abbiamo tutti i mezzi per mantenere competitivi i nostri produttori in un ambiente più aperto.

Gli ultimi indicatori segnalano un miglioramento delle prospettive dell’economia russa. A cosa lo attribuisce?

Il peggio è passato. Ma la coesistenza di un ambiente esterno sfavorevole e profondi problemi strutturali non consentirà una ripresa decisa. Noi comprendiamo questi problemi e daremo la priorità agli investimenti in capitale umano e infrastrutture, al miglioramento del clima per gli investimenti, al consolidamento fiscale e la riduzione del tasso di inflazione, la promozione dell’innovazione e il rafforzamento della competizione. Tutto questo consentirà considerevoli passi avanti nell’efficienza e una crescita sostenibile.

Il governo russo sta discutendo il budget del prossimo anno. Al centro delle preoccupazioni è il deficit: per contenerlo si sta cercando un delicato equilibrio tra “fattori politici”, “misure socialmente accettabili”, “provvedimenti fiscalmente responsabili”. Ce la farete? Sarà un budget di austerità?

Sì, ce la faremo. Garantiremo le priorità sociali e taglieremo alcune tra le spese meno importanti. Le imposte su gas e petrolio aumenteranno leggermente, e ricaveremo la maggior parte delle entrate da un’amministrazione fiscale più efficiente e da una maggiore trasparenza nella gestione degli appalti pubblici, possibile con le moderne tecnologie dell’informazione.

Che posto avranno le privatizzazioni nel budget? Dopo la vendita di una quota di Alrosa (il più grande produttore mondiale di diamanti, ndr) pensa che il programma continuerà? La prossima sarà Rosneft?

Le privatizzazioni continueranno con qualche grossa transazione nel settore petrolifero, inclusa una quota di Rosneft.

I Paesi membri dell’Opec potrebbero essere vicini a un’intesa per un taglio della produzione, la Russia potrebbe unirsi alla decisione. Ma con una produzione salita a livelli record, 11,09 milioni di barili al giorno in settembre, può anche solo un congelamento avere un impatto sui prezzi?

Il congelamento della produzione avrà un impatto, sia pure moderato. I prezzi dovrebbero stabilizzarsi intorno ai 50 dollari. Noi non prevediamo di aumentare la produzione: manteniamo però stime conservative ai fini di pianificazione del budget, con una proiezione per il prezzo del petrolio Ural (la varietà russa, ndr) intorno ai 40 dollari.

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